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Quell'emergenza che è già durata 14 anni - Agi Energia -

Nonostante quattordici anni di gestione emergenziale nei quali si sono avvicendati 10 commissari con poteri più o meno straordinari, sono stati redatti 4 Piani d’azione e spesi addirittura 2 miliardi di fondi pubblici, la Campania non è ancora riuscita a dotarsi di un sistema industriale per lo smaltimento dei rifiuti.

E senza questo sistema – realizzato, organizzato e gestito da una società specializzata – dall’emergenza non si può uscire. La storia di questa inquietante vicenda non può insomma non essere una storia di occasioni perdute, tentativi abortiti per veti politici dettati da opportunismo di circostanza, isterismi della piazza e interessi del malaffare.

La Campania in un anno produce 2,8 milioni di tonnellate di spazzatura, per la gran parte (1,6 milioni) provenienti dalla provincia di Napoli. Fino al ’94 l’unica opzione di smaltimento era costituita da discariche in mano a privati, in molti casi collusi con la camorra.

Una serie di inchieste portò a uno stop dell’illecito business e a una nuova consapevolezza: anche la Campania doveva dotarsi di un sistema industriale di smaltimento. Il 21 marzo 1996, a due anni dall’inizio del commissariamento, viene così bandita la prima gara per l’affidamento del ciclo integrato dei rifiuti, del valore di 2 mila miliardi di vecchie lire. Ad aggiudicarsela sarà.

Impregilo, colosso delle costruzioni, che si farà carico della costruzione di 7 impianti di produzione di combustibile da rifiuto (CDR) e 2 termovalorizzatori (ad Acerra e a Santa Maria la Fossa).

Il modello doveva funzionare in questo modo: il rifiuto “tal quale” entra nell’impianto CDR che lo tratta. Dal CDR escono così scarti di lavorazione (da discaricare) ed “ecoballe” combustibili, destinate ad alimentare i termovalorizzatori per produrre energia elettrica.

A ottimizzare il sistema avrebbe poi contribuito la raccolta differenziata che, per legge, doveva centrare l’obiettivo minimo del 35% ma che oggi è ancora ferma intorno al 10,6%. Tra il 2001e il 2003 Impregilo porta a termine la costruzione dei 7 impianti CDR.

Qualche problema in più lo si riscontra per la realizzazione del termovalorizzatore di Acerra, il primo in progetto: l’opera è fortemente avversata dalla comunità locale e dai movimenti ambientalisti che non condividono la filosofia dell’“incenerimento”.

Problematico anche il rilascio della Verifica di impatto ambientale da parte del ministero dell’Ambiente, data la vicinanza di una falda acquifera. I lavori si bloccano.

Gli impianti CDR a ogni modo funzionano e cominciano ad accumulare ecoballe in attesa dei termovalorizzatori.

Alla fine del 2003 arriva però l’ennesimo fulmine a ciel sereno: la Procura di Napoli sequestra ripetutamente i 7 CDR, ritenendo non conformi alla legge le ecoballe prodotte. Ne nasce una lunga e complessa inchiesta giudiziaria che porterà Impregilo a farsi da parte: subentra così la necessità di individuare un nuovo gestore.

Da quel preciso momento si naviga a vista, tamponando le emergenze con il ricorso a discariche, siti di STOCCAGGIO temporaneo e treni che portano la spazzatura in Germania. Nel marzo del 2006 parte una nuova gara, del valore di 4,5 miliardi e divisa in tre lotti.

Le imprese che aspirano a gestire il ciclo, tuttavia, intravedono troppi vincoli e la gara finisce deserta. Qualche mese più tardi tocca al capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, nominato commissario, proporre la sua ricetta puntando sulla “provincializzazione” del ciclo.

Un piano che non trova applicazione, tanto che Bertolaso si dimette polemicamente. Si arriva così, nel novembre 2007, al quarto e (finora) ultimo tentativo di mettere in piedi un sistema di smaltimento, con il varo di un bando che stavolta riguarda la sola provincia di Napoli.

Chi si aggiudicherà l’appalto dovrà portare a compimento il termovalorizzatore di Acerra e assumere la gestione di tre impianti CDR. Al di sopra di tutto dovrà guadagnarsi la fiducia di una società civile esasperata, aggirare ostruzionismi di varie parti politiche pronte a cavalcare i malumori della piazza e, soprattutto, fare muro contro gli interessi dei clan. Operazioni che finora non sono riuscite a nessuno.

Tratto da Agi Energia