Il problema delle scorie ad alta attività è in via di soluzione sistematica attraverso le ricerche in corso sulla separazione e sulla trasmutazione delle componenti ad alta attività e a lunga vita.
Le tecniche in fase di sviluppo in Francia, Regno Unito e Stati Uniti consentiranno di ridurre il tempo di decadimento degli attinidi a circa 300 anni, analogo a quello dei materiali a media attività.
Il tempo nel quale la radioattività del combustibile nucleare irraggiato - così come è scaricato dal reattore - si riduce a quella del minerale di URANIO originale è quantificabile in circa 200 mila anni.
Se tuttavia si separano e si riutilizzano l’uranio e il plutonio, il tempo di decadimento si riduce a circa 10 mila anni.
Se inoltre si riesce a trasformare gli attinidi in elementi più leggeri il tempo di decadimento si riduce ulteriormente a circa 300 anni.
In tal modo è possibile trasformare le scorie ad alta attività in materiali caratterizzati da un tempo di decadimento analogo a quello dei rifiuti a bassa attività. Nell’ambito del Progetto Atalante i ricercatori francesi hanno già dimostrato la fattibilità tecnica di questo processo, che si articola nelle seguenti fasi:
― separazione spinta degli attinidi durante il ritrattamento del combustibile;
― fabbricazione di elementi di combustibile speciali contenenti gli attinidi;
― trasmutazione degli attinidi mediante irraggiamento neutronico in un reattore veloce.
Il problema della gestione dei materiali radioattivi è dunque in via di soluzione definitiva e non è comunque tale da rappresentare un ostacolo all’uso dell’energia nucleare.
Tratto da "l'Opzione Nucleare in Italia" a cura di Ugo Spezia