... la commissione per i servizi pubblici. Gli Stati Uniti sono un'economia basata su di una grande fiducia nella libertà dei cittadini di creare imprese, senza troppi legami e ostacoli posti dal governo. Quando però, alla fine dell'Ottocento, si è sviluppata l'elettricità, ci si è accorti che i cittadini devono essere protetti dalle imprese che la forniscono, perché quando c'è una sola impresa in una zona, cioè un'impresa monopolista, il cittadino è indifeso.
Così molti stati, tra i 50 che costituiscono gli Stati Uniti, crearono “commissioni“ per fissare le tariffe dell'elettricità, dell'acqua e di altri servizi pubblici, e per controllare che il servizio fosse soddisfacente. Questo compito fu chiamato “regolazione”.
Le commissioni per la regolazione erano composte da persone competenti e generalmente scelte in modo da soddisfare entrambi i grandi partiti politici, in modo che potessero lavorare in modo abbastanza indipendente e non interrompere il lavoro quando cambia la maggioranza politica.
Nel corso del Novecento si sono enormemente sviluppate le reti dell’elettricità, delle telecomunicazioni, dell’acqua e del gas, le ferrovie e trasporti aerei. E si sono sviluppate anche le commissioni incaricate di fissare le regole di tutti questi servizi, per difendere i cittadini e anche per difendere le imprese oneste da altre imprese che mostrassero prepotenza. Così gli stati hanno rafforzato le commissioni e, al di sopra di loro, il governo federale degli Stati Uniti ha istituito potenti commissioni federali per la regolazione dei maggiori servizi pubblici. Si è mantenuta l’impostazione delle commissioni indipendenti che ha dato buoni risultati in generale.
In Europa i compiti di fissare le tariffe e controllare i servizi lo svolgevano di solito i governi con i loro ministri e uffici ministeriali. Inoltre, in molti paesi come l’ltalia, le principali imprese che fornivano i servizi pubblici erano di proprietà dello Stato.
Poi, alla fine del Novecento, si è deciso di abbandonare il monopolio e introdurre la concorrenza: invece di una sola impresa in ciascun settore, libertà per qualsiasi impresa di fare offerte ai clienti, e libertà ai clienti di scegliere.
I servizi pubblici sono quindi usciti dalla pubblica amministrazione e sono stati organizzati come mercati. Quindi, come già negli Stati Uniti, si è affrontato il compito di regolare questi mercati, e si è deciso di usare il modello delle istituzioni indipendenti, chiamandole autorità: ma non è il nome che conta, è la sostanza.
La Repubblica italiana ha istituito l’Autorità per l’energia con una legge del 1995, ancor prima della direttiva europea che introduce la concorrenza.
Altri paesi hanno imboccato la stessa strada. Il modello della concorrenza e della regolazione affidata a un organismo tecnico e non politico si è diffuso nella maggior parte del mondo.
L’autorità italiana ha avuto dapprima il compito di occuparsi dei servizi di energia (elettricità e gas e in seguito anche TELERISCALDAMENTO), poi anche dei servizi idrici (fornitura di acqua e depurazione delle acque di scarico) e dei servizi ambientali (gestione dei rifiuti). Le è stato cambiato il nome in Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente (ARERA). Ha sede a Milano.
C’è un’autorità simile in ciascuno dei 28 paesi dell’Unione europea, e c’è anche un’agenzia europea che coordina e completa il loro lavoro: si chiama ACER e sta a Lubiana in Slovenia. La sua creazione è stato un passo nel lungo percorso di costruzione dell’Europa.
Con un buon livello di concorrenza un mercato può funzionare bene e ne hanno un vantaggio sia le imprese che i consumatori. Il consumatore ha bisogno che sia impedita la concorrenza sleale, quella di chi promette e non mantiene, o fa offerte ingannevoli. La “regolazione” moderna si occupa di questo, invece che continuare a fissare le tariffe di un monopolista: il risultato di solito è migliore perché così il consumatore può scegliere e si diffondono le offerte migliori.
Di questo, nei servizi che lo sono affidati, si occupa l’ARERA in collaborazione con l’Antitrust, l’autorità che garantisce la concorrenza in generale e non solo in quei servizi.
Perché i mercati dei servizi sono complessi. Il mercato dell’elettricità, in particolare, è una cosa molto complessa.
L’elettricità è prodotta dalle centrali, grandi e piccole, che la riversano in un’enorme rete di fili aerei e cavi sotterranei che copre tutto il territorio. La rete è posseduta da varie società.
C’è la grande rete di TRASMISSIONE che è l’ossatura principale per trasportare grandi quantità a grande distanza con fili ad ALTA TENSIONE (fino a un milione di volt), molto pericolosi se ti ci avvicini. La grande rete di TRASMISSIONE è di una sola società, chiamata Terna, controllata dallo stato italiano.
Dalla grande rete si diramano le reti di DISTRIBUZIONE, in bassa tensione, che raggiungono le case alla tensione di 220 volt. In diverse zone ci sono società diverse: i fili che arrivano a casa tua possono appartenere alla società Areti si stai a Roma, alla Unareti se stai a Milano, alla E-DISTRIBUZIONE nella maggior parte delle città e paesi d’Italia.
Le società di rete tu non le conosci perché con loro non hai rapporto. Il contratto la tua famiglia lo ha fatto con una società di quelle che forniscono l’elettricità: forse l’Enel o l’ENI o la Edison o l’ACEA o l’a2a o un’altra. È la società che ti vende l’elettricità che decide quanta produrne nelle sue centrali e quanta acquistarne da altri, e se la fa trasportare dalle società di rete, pagando una TARIFFA di trasporto.
Come la lattuga che viene contrattata al mercato ortofrutticolo, a mezza strada tra il contadino e il consumatore, così l’elettricità che parte dalle centrali e arriva al tuo contatore viene venduta, comperata e rivenduta nel mercato all’ingrosso.
Ciò avviene con migliaia di contratti stipulati tra le società elettriche: quelle che hanno centrali, quelle che hanno clienti e quelle che fanno semplicemente intermediazione. Il mercato elettrico non è un luogo con i banchi, i magazzini e gli autocarri, ma solo un gran numero di computer che indirizzano l’elettricità dove deve andare, stando in collegamento con i computer delle società di rete, e naturalmente facendo arrivare a destinazione anche i soldi per pagarla.
Questo complesso sistema di rete e di mercato deve avere regole di funzionamento e deve essere sorvegliato affinché tutto funzioni bene. Di questo, soprattutto, si occupa la “regolazione” moderna.
Non ci basta avere l’elettricità, vogliamo anche che sia pulita. Intanto non vogliamo che le centrali emettano fumi nocivi, e su questo l’Italia è a posto in generale: qualche incidente si verifica ogni tanto, come accade in qualsiasi produzione.
Ma tutte le centrali che bruciano combustibili, anche le più pulite, emettono molta CO2 (ANIDRIDE CARBONICA o diossido di CARBONIO) che non è inquinante ma si ferma nell’atmosfera e pian piano produce il riscaldamento globale (o “effetto
serra”). Quindi bisogna ridurre e infine eliminare le emissioni.
Pe questo stiamo sviluppando i pannelli solari e le pale eoliche. Il bello è che questi generatori si possono mettere sul territorio, vicino al consumatore, anzi persino a casa sua. Ma c’è un problema: nelle ore in cui il mio pannello produce
e io sono fuori casa, non voglio buttare l’elettricità prodotta, la voglio vendere. Allora bisogna che la rete possa funzionare anche in uscita e non solo in entrata. Ma le vecchie reti che abbiamo sono a senso unico, quindi bisogna
rifarle, ed è un gran costo. Per questo le bollette stanno diventando più costose.
I consumatori se la prendono anche con l’Autorità, e questa vede che il suo compito si fa sempre più complicato. Per gestire una rete alimentata dal sole di giorno e non di notte, dal vento solo quando soffia, e utilizzata invece dai
consumatori quando vogliono loro, occorre una rete “intelligente” (una smart grid) e le regole devono assicurare che le reti diventino abbastanza intelligenti per quel che serve oggi e servirà domani, ma senza far pagare troppo ai
consumatori. Sembra facile.
Che le imprese e i consumatori se la prendano con l’Autorità è anche un bene. L’autorità non ha bisogno di essere votata dagli elettori. Può prendere decisioni che farebbero perdere voti.
Certo, non può fare di testa sua, deve rispondere al parlamento e al governo, dando tutte le spiegazioni necessarie.
Governo e parlamento, cioè i governanti eletti dal popolo, fanno le scelte principali e indicano alle autorità dei vari settori quali obiettivi devono raggiungere. Ad esempio: rendere sempre chiaro come vengono usati i soldi pagati dai
consumatori con le bollette, far produrre l’elettricità dagli impianti più efficienti e meno inquinanti, migliorare il servizio. Ma poi le regole precise da introdurre per raggiungere quegli obiettivi devono essere molto tecniche, ed è
meglio che se ne occupi un ufficio di specialisti. Naturalmente il governo e il parlamento lo controllano e verificano se gli obiettivi vengono raggiunti.
In questo modo la politica non si indebolisce, anzi prende il suo livello giusto, che è più alto.