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Creato da Vincenzo Athos Montuori « clicca sul nome per leggere il curriculum dell'autore

Scienza e Letteratura

Non c’è dubbio che, oggigiorno, i rapporti tra scienza e letteratura siano molto più complessi e problematici di quanto fossero durante la stagione del Rinascimento italiano, la stagione in cui si stava affermando una rivisitazione e una riaffermazione dell’ideale classico della supremazia delle lettere rispetto a quella delle arti meccaniche, pur in un contesto, in particolare universitario, nel quale la rilettura, iuxta propria principia, delle opere scientifiche aristoteliche, stava promuovendo una rivalutazione delle scienze mediche, astronomiche e matematiche, in genere non sempre approfondite dagli esponenti della cultura nostrana (si pensi solo all’ambiente dell’università di Padova dove si svilupperà l’attività di Galilei). La dicotomia di cui si parlava, infatti, non ha ragione di esistere, sia nella pratica dell’insegnamento in cui, anche per le cosiddette materie letterarie, ci si può avvalere oggi di strumenti scientifici (basti pensare alle tavole di concordanza lessicali dell’opera di alcuni poeti, sia del passato, come Dante e Petrarca, che del presente, come Montale), sia nell’ambito delle relazioni tra le diverse discipline dove si valorizza sempre di più l’approccio creativo e probabilistico tipico delle “scienze inesatte”. Questo è vero per settori che, fino a pochi anni fa, erano considerati rigorosamente precisi, come la fisica astronomica, ambito nel quale le ultime scoperte sottolineano la varietà e la “irregolarità” di certi fenomeni relativi ai sistemi stellari, fenomeni che sono molto meno prevedibili di quanto potessimo immaginare nel recente passato. Ciò determina la necessità di rivedere lo stato dei rapporti tra discipline umanistiche e discipline scientifiche, per giungere ad un sistema di conoscenze nel quale le differenti discipline si possano integrare vicendevolmente.

Pure la pratica della divulgazione scientifica, che è così importante al fine di promuovere la formazione di una comunità di persone educate alla scienza (pratica di cui il nostro Paese ha sicuramente bisogno) non può essere disgiunta da una precisione formale e letteraria che assicura la “veicolabilità” del messaggio: un messaggio scritto bene ha più probabilità di essere compreso rispetto ad uno scritto male; qui vale il sempre efficace detto secondo cui “chi scrive bene, non solo in genere parla bene ma pensa bene”, detto che non comporta, per intenderci, un giudizio etico, ma riguarda la congruità e la tenuta concettuale del discorso, elementi che possono essere assicurati solo attraverso un continuo controllo formale dei testi. Da ciò deriva l’opportunità, benché qualcuno possa considerarla una “chincaglieria” del buon tempo andato, di studiare la struttura del discorso e l’uso delle figure retoriche: esse non sono, come qualcuno pensa, qualcosa di “aggiunto” artificiosamente al messaggio ma sostanziano direttamente quest’ultimo, ne esaltano o ne sviliscono la portata, focalizzando l’attenzione del lettore sugli snodi essenziali del discorso. Quindi, “parlare e scrivere bene” è funzionale al risultato che si intende ottenere, per fare del messaggio scientifico qualcosa non solo di utile ma anche di gradito.