Sentire la necessità di comunicare è sempre stata una prerogativa degli uomini nel corso dei secoli.
Già nell’antica Grecia si usavano falò per trasferire informazioni; durante il giorno venivano impiegati segnali sonori, sia di strumenti a fiato che di percussioni, mentre per distanze maggiori venivano utilizzati segnali di fumo.
Grazie all’ingegno di un pugno di uomini, l’energia elettrica poneva le basi per la TRASMISSIONE a distanza del suono e delle immagini.
La cultura orale fu sostituita da quella scritta grazie al torchio di Gutenberg.
Nel 1833 Gauss e Weber con la telegrafia elettrica riuscirono a stabilire una linea regolare di comunicazione tra i loro laboratori.
Intorno al 1840 il successo arriva finalmente grazie a Samuel Morse: egli inventa un sistema telegrafico elettrico impiegante un unico filo ed uno speciale codice, detto comunemente Alfabeto Morse, in grado di trasmettere lettere, numeri e segni di punteggiatura.
Nel 1844 si ha la prima TRASMISSIONE ufficiale tra le città di Washington e Baltimora.
Viene da sé l’importanza di tale invenzione, che oltre ad abbattere distanze notevoli, consente lo scambio di informazioni di ogni sorta (politica, economica, sociale, strategica) in tempi decisamente “da record” per l’epoca.
Nel 1897 Guglielmo Marconi presenta il brevetto della radio ed entro il 1907 vengono stabilite le prime comunicazioni transoceaniche sufficientemente affidabili.
Le prime radio non erano in grado di trasmettere la voce ma erano idonee ad inviare semplici segnali, quindi ideali per il codice Morse.
Uno svantaggio dei primi sistemi radio era l’assenza dei canali.
Qualunque segnale trasmesso veniva ricevuto da tutte le stazioni a portata di segnale.
Nel 1920 nacque la radiodiffusione, il primo mezzo di propagazione immediata e universale di notizie, informazioni, educazione, musica e anche un efficace strumento di propaganda nelle mani dei governi.
In Italia la prima stazione emittente fu installata a Roma nel 1924.
La paternità del telefono invece fu attribuita ad Antonio Meucci, che nel 1860 dimostrò il funzionamento del suo apparecchio che chiamò teletrofono.
Nel 1860 Philipp Reis presentò una macchina per la TRASMISSIONE elettronica dei suoni musicali tramite una barretta vibrante sotto l’influenza di un campo magnetico.
La prima telefonata transatlantica avvenne tra New York e Londra, il 7 gennaio 1927.
La televisione ha moltiplicato le già grandi potenzialità culturali della radio dando immagine alla voce: essa infatti rappresenta la diffusione contemporanea di contenuti visivi e sonori, fruibili in tempo reale o con un breve ritardo, ad utenti situati in aree geografiche servite da apposite reti per telecomunicazione e dotati di specifici apparecchi elettronici ed eventualmente impianti per telecomunicazioni.
Questa finestra sul mondo ha sconvolto il panorama della comunicazione, divenendo il mezzo più diffuso e apprezzato.
La semplicità d’uso e l’immediatezza della fruizione l’hanno portata ad affiancare sempre più efficacemente la stampa e la radio come fonte di informazione e soprattutto di svago grazie alla quantità ed alla varietà dell’offerta.
L’energia elettrica, intesa come fonte di luce su uno schermo, è riuscita a dare corpo alle immagini creando un altro mezzo di comunicazione sociale: il cinema.
L’elettricità ha offerto nuove possibilità alle arti visive e sonore, sia a livello della loro creazione ed a livello della loro fruizione da parte di un pubblico; basti pensare ai giochi di luce utilizzati nelle sceneggiature teatrali, ai particolari effetti speciali a cui si assiste nei film e nei concerti di musica leggera, fino alle peculiari illuminazioni che servono a valorizzare al meglio le opere d’arte nei musei.
Di pari passo si è evoluta la tecnologia del suono, sia nella registrazione che nella riproduzione (dai 33 giri e i nastri si è passati ai compact-disc, da impianti elementari agli impianti hi-fi di ultima generazione).
Inoltre molte interpretazioni del passato ritenute irrimediabilmente compromesse, sono state recuperate, restaurate e riprodotte perfettamente: esse rimangono per noi tutti un patrimonio sociale e di memoria per il futuro.