Che caratteristiche deve possedere l’energia?
Dipende dalla forma sotto la quale è disponibile e dal tipo di impiego che si intende farne: tra le caratteristiche principali:
• costo (basso)
• affidabilità (alta)
• sicurezza di approvvigionamento (alta)
• immagazzinabilità (possibile)
• pericolosità (ragionevolmente bassa)
• impatto ambientale (basso)
Per quanto riguarda il costo, è un requisito talmente ovvio da non richiedere spiegazione: ci limitiamo a segnalare che spesso vengono proposte forme di energia “alternative” che presentano costi che vanno da 2 a 7 volte rispetto ai costi di mercato correnti.
Un prezzo del genere è impraticabile, perché nessuna economia al mondo è in grado di permetterselo; basti osservare i danni legati all’incremento di prezzo del petrolio.
L’affidabilità deve essere alta: una rete elettrica pubblica deve essere in grado di erogare energia sempre, a meno di assolute cause di forza maggiore, altrimenti, oltre a danni incommensurabili all’utenza, possono verificarsi incidenti anche gravissimi (incidenti stradali a semafori spenti, ascensori bloccati, etc.).
Queste considerazioni confliggono con le proposte più o meno naives di impiegare energie alternative, come l’eolica, quando è noto che il vento ha la pessima abitudine di smettere di soffiare all’improvviso.
È possibile prendere contromisure, che però comportano costi che la mettono ancora più fuori mercato di quanto già non sia.
La sicurezza di approvvigionamento (dei combustibili) deve essere elevata: un combustibile che sia commercializzato da un solo fornitore al mondo rappresenta un rischio gravissimo, sia per l’inesistenza di margini di manovra nelle trattative di acquisto, sia per la possibilità di interruzioni nella fornitura nel caso di sommosse popolari nel Paese di produzione.
L’immagazzinabilità è un’utile caratteristica che non tutte le forme di energia presentano: i combustibili liquidi e solidi sono facilmente immagazzinabili (con le dovute cautele).
I combustibili gassosi lo sono, ma meno facilmente, e non in enorme quantità.
L’energia elettrica lo è, in piccolissime quantità, tramite gli accumulatori.
In grandi quantità l’unico sistema pratico è l’impiego delle “centrali di pompaggio”, in cui l’energia elettrica viene convertita in energia idraulica pompando acqua da un bacino a bassa quota in uno ad alta quota.
È quindi immagazzinata come energia POTENZIALE idraulica.
Quando serve energia elettrica, l’acqua del bacino superiore è fatta evolvere in una turbina, e scaricata nel bacino inferiore.
Il rendimento tra l’energia resa nella fase di “turbinaggio” e quella assorbita nella fase di “pompaggio” è attorno al 60%.
La possibilità di installare una centrale di pompaggio dipende dalla disponibilità di due bacini, relativamente vicini, a quote differenti.
Per quanto riguarda la pericolosità iniziamo a sfatare un luogo comune: l’energia “pulita”, “buona” o “sicura” non esistono.
Per energia si intende “capacità di eseguire un lavoro”: quindi una piccola energia, sotto qualsiasi forma essa compaia, è improbabile che possa causare danni, mentre una grande energia è altamente probabile che li possa causare.
Quando si ha a che fare con enormi energie è bene che vengano gestite in modo tecnicamente “sano”, in modo da massimizzare i benefici, e minimizzare i rischi (che sono sempre presenti, anche se non percepibili).
Ricordiamo che una fonte energetica “pulita” e “rinnovabile” come l’energia idraulica è stata in grado di cancellare dalla faccia della Terra alcuni paesini veneti in occasione del disastro del Vajont.
Veniamo all’impatto ambientale: chiaramente più è ridotto, meglio è.
Ma cos’è? Una definizione è “qualsiasi azione dell’uomo sull’ambiente che lo alteri transitoriamente o permanentemente”.
Rigidamente applicata, quindi, l’eliminazione dell’impatto ambientale è improponibile; il modo più ragionevole di procedere è una seria valutazione dei costi ambientali e dei benefici ottenibili dalle opere proposte, in modo da minimizzare i primi e massimizzare i secondi.
Comunque ogni forma di energia ha un qualche impatto sull’ambiente: le centrali termoelettriche emettono calore nell’ambiente e GAS SERRA, le centrale idrauliche hanno impatto visivo e alterano i flussi delle acque.
Tuttavia le centrali “a biomasse”, considerate da molti ambientalisti come la panacea ai mali dell’ambiente, spesso emettono prodotti di combustione molto discutibili.
Ma nessuno se ne accorge perché sono talmente piccole da essere quasi irrilevanti; se producessero tanta energia quanta ne producono le centrali tradizionali, l’impatto ambientale diverrebbe assai pesante.