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Atomi Greci e Latini - Michele Colonna -
Nell’esporre il verbo epicureo, Lucrezio pone mente a un preciso fine etico: con la fisica del Greco libererà il mondo dalle catene della religio, della superstizione religiosa. Solidum e Inane,materia e vuoto, sono le polarità/base della sua fisica. Il vuoto è indispensabile al movimento, ma ha i suoi antecedenti concettuali già nel Dèinon Bèrethron degli ionici, abisso infinito. Gli atomi precipitano in esso con un’inclinazione di traiettoria, il clinamen, la Parènclisis di Epicuro. Questo consente l’aggregazione degli atomi. Il termine greco, è noto, deriva da alpha privativo e Tèmno, taglio ovvero:” l’indivisibile”. Anche qui Lucrezio mostra, nel trattar scienza e filosofia de’ Greci la difficoltà creata dall’Egèstas Verborum, dalla mancanza di un lessico specifico e settoriale – al riguardo – nella lingua latina. Se Lucrezio avesse voluto tradurre letteralmente, avrebbe dovuto utilizzare il lemma “indivìduus”, da Divido. No. Egli chiama gli atomi in molti modi, ma non così. Li chiama, poeticamente, Sèmina Rerum, “semi dell’universo; Primordia o Primordia Rerum: elementi primi; “Semina Materiai” col genitivo a Clausola Spondaica, “fondamenti della materia”; oppure, più semplicemente, “Corpora”, “Corpora Materiai”. Il termine più suggestivo con cui li nomina è Insensilia, ovvero “elementi privi di qualità specifiche”, premettendo alla trattazione che dette qualità son proprie dei Concilia,cioè degli Aggregati Atomici che son tutti i corpi del mondo, l’un differente dall’altro. Nella trattazione queste asserzioni saranno corrette alquanto. Alcuni atomi saranno immaginati particolarmente adatti a congiungersi con altri, per particolari loro forme; anticipazione questa del concetto di valenza o, quanto meno, l’intuire quello che i chimici moderni potranno dire della straordinaria affinità elettronica (o più correttamente elettronegatività) di elementi quali il fluoro e il carattere inerte dei “gas nobili”. Anche nel trattare la percezione (lib. IV), Lucrezio parlerà dei Simulàcra, particolari Gusci di atomi (Èidola, Phantàsmata in greco) che, staccandosi dai corpi colpiscono il nostro sensorio. Dunque, buona parte del lib. I è dedicata al dimostrare che la materia è costituita da atomi: ma Lucrezio non si ferma a ciò, a renderci visibile l’invisibile, ma vuole penetrare più addentro con la sua appassionata indagine, così che giunge a guardare, primo tra tutti i pensatori antichi, dentro l’
ATOMO stesso, per scoprire quelle minime particelle (da lui dette Partés Mìnimae) che ne sono i costituenti, quelle che i posteri, due millenni dopo, diranno elettroni e neutroni – Riporto in traduzione dal verso 599 al verso 604 del lib. I: “E ancora, poiché dev’esserci un qualche punto estremo dell’àtomo, punto che i nostri sensi non possono più percepire, non v’è meraviglia che tale Cacùmen (punto estremo) sia, per forza, senza parti, e che consti del minimo assoluto in natura: questa particella indivisibile non poté mai esistere distaccata per se stessa, né mai lo potrà essere nel futuro: giacché è parte prima e inscindibile di altro corpo …” Suggestivo infine, il paragone tra queste particole infinitamente piccole e schiere di minuscoli soldati. ANCIENT ATOMSIn explaining Epicuro’s statements, Lucrece has a precise ethic aim: he wants to free the world from the chains of religio, the religious superstition. Solidum and Inane, substance and emptiness are the main basics of his physics. Movement requires emptiness , but it finds his ideal roots in the ionic Dèinon Bèrethron, endless abyss. Atoms fall through it with a inclination of path, called clinamen, wich is Epicuro’s Parènclisis. It allows atoms to join themselves. Atom derives from α privativum plus the greek verb Tèmno, cut which makes:“the indivisible”. Here Lucrece shows how difficult is to deal with Greek Science and Philosophy because of the Egèstas Verborum, the lack of a specific lexicon in the latin languange. If Lucrece wanted to translate atom literally he should have used the word “indivìduus”, from Divido. He calls atoms in many ways but not that one. He calls them, poetically, Sèmina Rerum, “seeds of the universe”; Primordia or Primordia Rerum, “root elements”; Semina Materiai, “substance’s basics”; or just “Corpora”, “Corpora Materiai”. In the preface the most evocative word that he uses is Insensilia, “elements without any attribute”. In fact Lucrece affirms that only Concilia can have attributes that make them different one from another. Concilia are atoms joined together that make everything in the world. By going forward in the books these statements will change a bit. Some atoms will be immagined more siutable to join some others because of their shape; this anticipates the idea of atomicity or what modern chemistry can say about electronegativity of elements like fluorine or about the unresponsivity of noble gases. In dealing with the perception (lib. IV), Lucrece talks about Simulàcra, that are like atoms’ shells (Èidola, Phantàsmata for the greeks) which hit our senses after a breach with the atoms themselves . Most of the I book is focused on demonstrate the substance is made of atoms: not only Lucrece show us the invisible, he also wants to arrive deeply inside the atom itself. Lucrece is the first of the ancient thinkers to discover what the scientists, almost two millennia later, will call electrons and neutrons. Follows the translations from verse 599 to verse 604 of I book:“Moreover, because there must be an extreme part of the àtom, part that our sense can’t percieve anymore, there’s no marvel that this Cacùmen (estreme part) is, necessarily, partless, and it has the absolute minimum in nature: thi indivisible particle that couldn’t ever exist by itself in the past or in the future: because it’s the first part of the substance and it indivisible”Finally, it’s evocative the comparison between these small particles and armies of tiny soldiers.