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Dalla scoperta del fuoco al calore prodotto per combustione, alla pila di Volta e le lampadine di Edison. Un viaggio tra passato, presente e ... futuro dell'energia.

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ITALIA NUCLEARE Dalla pila di Fermi al dissesto energetico - Ugo Spezia

 

 

INDICE

PRESENTAZIONE (di Guido Possa)
PREFAZIONE (di Renato Angelo Ricci)
I LETTORI GIOVANI (di Carlo Bernardini)
PREMESSA DELL’AUTORE

L’INIZIO DELLA STORIA: ENRICO FERMI E LA “CHICAGO PILE 1”
L’ITALIA E LO SPIONAGGIO NUCLEARE
GLI ANNI DELL’ENTUSIASMO: IL CISE E IL CNRN
DALLA CONFERENZA DI GINEVRA AL CNEN
DALL’ENTUSIASMO ALLA STASI
LE CRISI PETROLIFERE E LA PIANIFICAZIONE ENERGETICA
DA CAORSO A MONTALTO DI CASTRO
LA “SINDROME CINESE” E THREE MILE ISLAND
IL DISASTRO DI CHERNOBYL
CHERNOBYL IN ITALIA
LA CONFERENZA NAZIONALE SULL’ENERGIA DELL’87
IL PRESIDIO FANTASMA
LA RIFLESSIONE NEI PAESI INDUSTRIALI
L’ITALIA E IL BUSINESS DEGLI IDROCARBURI
L’ITALIA E IL NUCLEARE SOMMERSO
L’INTEGRALISMO AMBIENTALISTA
GLI ESITI DEL NUCLEARE IN ITALIA
LA GUARDIA AL BIDONE
L’EMERGENZA NUCLEARE E IL CASO SCANZANO JONICO
L’ITALIA E IL NUCLEARE OGGI

CONCLUSIONI

RINGRAZIAMENTI
BIBLIOGRAFIA
INDICE DEI NOMI

AI LETTORI GIOVANI di Carlo Bernardini

Questo libro, scritto con impareggiabile competenza e dovizia di fatti, mi ha ipnotizzato.
Dico subito che, per parlare dello sviluppo dell’energia nucleare – apparentemente solo un caso molto particolare tra le vicende nazionali – finisce con il parlare di una attualissima storia dell’Italia e degli italiani, in cui si mescolano intimamente coraggio e meschinità, pusillanimità e decisionismo, pregiudizi e larghezza di vedute, prospettive e interessi: ciascun corno della dicotomia con i suoi effetti benefici o nefasti.
Ancora oggi viviamo nella ambiguità più totale, sebbene i dilemmi siano diversi. Ma il frullato di scienza, industria e politica di cui parla Ugo Spezia è rimasto ancora inappetibile in ogni campo come lo è stato dalla fine della seconda guerra mondiale in poi; e sembra quasi giustificare, come una malattia endemica nazionale che periodicamente ritrova il suo veicolo di TRASMISSIONE, i vantaggi dell’autoritarismo politico dal punto di vista della gestione del pubblico interesse.
È una bestemmia, me ne rendo conto; ma finché non siamo privati delle libertà individuali e siamo solo costretti a delegare la conduzione degli affari nazionali a dirigenti che si fanno avanti ma non abbiamo scelto, il quadro dello sviluppo del paese è esattamente quello che in questo libro è esemplificato con la questione nucleare, con nomi, cognomi, fatti e responsabilità. Un diffuso qualunquismo di massa fa gioire istintivamente, senza andare per il sottile, di qualcuno che dichiari di volersi prendere la responsabilità di decidere al posto della pubblica opinione: la democrazia va in crisi se non è sufficientemente competente nel costruire il futuro e si lascia sopraffare dagli spettri della suggestione retorica.
Ciò che nei primi capitoli ha ancora i colori antichi che potevo osservare appena laureato entrando in contatto con l’ambiente di cui lì si parla, acquista via via i colori odierni, che sono quelli di una variegata tavolozza nazionale, diversa nei problemi ma identica negli ingredienti. L’incapacità politica di capire che ricerca e sviluppo tecnologico sono investimenti è espressa in ugual modo nelle parole di De Gasperi e di altri politici del suo tempo come in quelle dei leader attuali; la pretesa degli imprenditori di ricevere risorse pubbliche da usare a loro discrezione senza anticipare impegni e garantire resoconti, è una costante; l’affidamento di responsabilità internazionali, cui sarebbe necessaria una solida cultura tecnico-scientifica, a mediocri di sicura caratterizzazione ideologica sembra invariato dai tempi di Enrico Medi a oggi; l’incriminazione di decisionisti innovatori in contrasto con monopoli internazionali ma avversi alle pastoie ministeriali, come nel caso di Ippolito – per non parlare dell’eliminazione fisica come nel caso di Mattei – non è certo una modalità scomparsa.
La storia qui narrata in tutte le diverse sfaccettature è finalmente una storia onesta; spero che si capisca che è assolutamente credibile grazie alle esperienze senza tempo degli italiani di oggi. Nessun paese ha rifiutato il nucleare quanto e come noi. Nessun paese ha avuto conseguenze come quelle della politica antinucleare italiana. Nessun paese ha approfittato di referendum incomprensibili per “interpretare” una volontà popolare che, invece, veniva costruita con quella “interpretazione”. Nessun paese regala quanto il nostro cervelli straordinari a paesi evoluti. Nessun paese tollera che l’opinione pubblica sia cosparsa di bugie e di equivoci e, al tempo stesso, sollecitata a fare scelte che non è in grado di fare. Ora, finalmente, questo libro dice esaurientemente tutto ciò che si deve e si può dire. È assolutamente importante che circoli e sia letto: in un certo senso, è un’occasione unica.
Per decenni e decenni l’idea di cultura in Italia ha rigenerato una tradizione che, nei confronti della scienza e della tecnologia, ha assunto spesso atteggiamenti addirittura repressivi. Tutto ciò che poteva servire a mostrare che gli uomini di scienza si macchiavano di colpe verso l’umanità, che la loro condotta in quanto scienziati era cinica e immorale, che i loro interessi non si incrociavano con il pubblico interesse ma con un interesse egoistico di una intellettualità distorta, veniva usato senza ritegno per produrre diffidenza e rifiuti. Intanto, i paesi intorno a noi mostravano una libertà di scelta e un coraggio assai più svincolati dalle pregiudiziali ideologiche che costringevano i nostri progettisti a camminare nella melassa della politica.
Ciascuna delle grandi tappe in questo libro è esaminata con cura e sincerità, dall’inizio del mutamento al suo inglorioso tramonto. Enrico Fermi, acclamato al suo breve ritorno in patria, che in una semplice visita riesce con la sola presenza a dare una spinta in avanti; gli industriali che si accordano nel CISE; lo stato che finalmente interviene nel CNRN; la conferenza della speranza: “Atomi per la pace”; un programma che parte dai contrasti tra far da sé o acquistare all’estero; il risveglio europeo con l’EURATOM; il caso Ispra, il processo e la condanna di Ippolito e la longa manus di mafiosi, politici e petrolieri; l’ENEA come araba fenice sulle ceneri del CNEN; l’ENEL e i primi impianti d’importazione; Montalto di Castro; l’incidente di Three Mile Island; Chernobyl e l’esasperazione italiana di un disastro già grave per sé; il referendum e la conversione di una moratoria in divieto assoluto; la conseguente fioritura di un ambientalismo fondamentalista; la nascita “riparatoria” di SOGIN con l’incarico di far sparire le tracce di ogni attività; il problema dei rifiuti nucleari che restano lì dove sono stati prodotti perché i comuni espongono ufficialmente l’egoismo “denuclearizzato”; lo smantellamento tacito del ruolo dell’ENEA; la percezione tardiva di avere sbagliato tutto, quando ormai tutto è diventato un mero problema di consenso.
Ecco, ho voluto fare un indice a modo mio mettendo dei segnalibro fra le pagine della vita che è rimasta alle spalle. Chi non la ha vissuta, con questo libro può riviverla: lo stile ha tutto il pregio di una memoria affidabile e non faziosa. I miei avi ripetevano il luogo comune: “la storia è maestra di vita”. Questa è una buona occasione per imparare; da non perdere.

Continua...

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