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L'acqua in musica - Remo Guerrini -

L’acqua è vita, l’acqua è la madre e da essa è stata generata la vita. Questo concetto è sempre stato ben presente e vivo in tutte le culture del mondo.  In molte cosmogonie antiche l’acqua è la fonte di ogni forma di vita e costituisce il supporto della creazione. Dalla biblica Genesi alla mitologia Indù, al Corano, l’acqua è citata come luogo di nascita delle creature animate e inanimate dell’Universo. Nel poema mesopotamico Enûma Eliš, Apsû (l'Abisso) è il dio primordiale delle acque dolci che esisteva prima della creazione. Anche il mito omerico della creazione associa una divinità primordiale e acquatica, l'Oceano, alla nascita dell'universo. Per i Cinesi, questo elemento è la dimora del drago e la vita stessa proviene dalle acque. Diffusi sono poi i miti che narrano di divinità delle acque o della nascita di una divinità o di un essere sovrannaturale dall'acqua. Un celebre esempio è costituito da Afrodite, il cui stesso nome in greco antico significa "nata dalla schiuma”. Nella mitologia celtica troviamo le fate del lago e dei fiumi. Tra i filosofi dell’antica grecia Talete di Mileto (VII° sec. A.C.) individuò proprio nell’acqua il principio di tutte le cose, constatando che l'elemento liquido è presente ovunque sia presente la vita. Fin dai tempi antichi della religione ebraica, ma ancora ai giorni nostri, il mikvè rappresenta una piscina per le immersioni rituali dei proseliti, per coloro che si convertono all'ebraismo.

Lo stesso destino della musica. La musica è parola, suono e Dio nella Genesi “..in principio era il verbo” e ancora, gli egizi parlano della creazione come parola e suono, leggende vediche risolvono il caos e la disarmonia dell’universo attraverso la CONCESSIONE delle note da parte del Dio, la creazione per gli hindu avviene attraverso la musica, anche in questo caso la cultura celtica usa la musica per cantare i fuochi di Beltane e la rinascita del mondo a primavera ovvero la perfetta fusione tra acqua e fuoco, fino a giungere alla musica dei corpi celesti teorizzata da Boezio, uno dei filosofi fondatori della teoria musicale antica.

Allora la musica e l’acqua sono simili, sono parti creative del mondo, si fondono in un unico movimento, le onde sono sonore e sono la parte fluida della materia, simbolo e manifestazione del ciclico procedere del tempo. Questo era chiaro a coloro che per propiziarsi l’acqua, la madre attraverso tutto nasce e cresce, le dedicavano danze, si offrivano in dono a volte fino al sacrificio estremo perché questo fosse gradito e utile alla prosperità. Chi non ricorda le danze degli indiani d’America, accompagnate da canti e ritmi percussivi che generavano uno stato di trance e di abbandono nelle mani degli dei.


Ed ecco cadere l’acqua dalle nuvole generare mari, fiumi e laghi ed ecco l’uomo assimilarsi ad essa grazie alla musica, ripetere lo stesso fluire, penetrare nei recessi, colmare le cavità. Dopo le ancestrali danze, codificate dalla tradizione orale, l’uomo codifica con la scrittura il movimento dell’acqua e lo fa con il canto gregoriano, preghiera a Dio che non fa che rimandare alla simbologia della creazione. La caratteristica di questa musica è la parola che si fa musica, l’incedere continuo di segni grafici che si trasformano in onde, la calma del respiro che è il respiro del mare, gli abbellimenti simili alla cresta spumosa dei torrenti, alcuni dei segni della notazione desumono il nome dall’acqua, si chiamano “liquescenze” e si eseguono proprio a ricordare la liquidità, l’impalpabilità della materia fluida. La prima scrittura musicale  sacra non aveva il rigo e lo spartito così come noi lo conosciamo ma solo segni apposti sulla parola, l’altezza dei suoni era frutto di un processo di apprendimento fondato su una ricchissima tradizione orale ed esecutiva fondato sulla struttura grafica del segno. Il ritmo dell’esecuzione era ed è ancora oggi quanto di più vicino al battito cardiaco chiamato “tactus” e alla proprietà ritmica intrinseca nella parola stessa.

 

Con il passare del tempo si definisce sempre di più la grafia musicale e quella che oggi conosciamo come notazione gregoriana a neumi quadrati è risalente al XV secolo. Come si può vedere il fluire della melodia è continuo, con un’alternanza di momenti di tensione e rilassamento, proprio come il movimento delle onde. Ascoltare il mare è come ascoltare una melodia gregoriana, mutevole e cangiante. Nel periodo che viene definito umanesimo XV e XVI sec., con la riscoperta dei classici greci e latini anche nel campo musicale, la musica si struttura e vengono impiegate composizioni poetiche che spesso hanno come tema o come paragone simbolico l’acqua.

L’acqua corre alla borrana” è l’inizio di una canzone o filastrocca popolare: secondo la didascalia di un codice che ce l’ha conservata, “…si canta ballando e scambiandosi del ballo tondo da un luogo all’altro, andando appresso a chi più gli piace, come l’acqua alla fontana”.
Ma l’acqua non è sempre bella e buona, lo dice una villanella alla napoletana del XVI sec. “Sia maledetta l’acqua”  oppure un coevo villancico spagnolo “Con que la lavare”. In queste composizioni musicali si parla d’amore fisico e carnale, l’acqua è anche un medicamento afrodisiaco a volte utile a lenire un dolore o ad evidenziare un peccato d’amore.

Ascolta "Sia maledetta l'acqua"

È interessante anche quello che accade sull’acqua, come nel caso di un’opera, la Barca di Venezia per Padova, musicata e scritta da un religioso: Adriano Banchieri. Va anticipato che nel XVI e XVII secolo era uso viaggiare in barca sui fiumi per raggiungere senza fatica le città collegate dal percorso fluviale, visto che le strade erano spesso sconnesse e polverose ed i viaggi in carrozza a cavalli molto più impegnativi. La vicenda, per quanto si possa parlare di una trama, racconta di un viaggio notturno a bordo del burchiello, la tipica imbarcazione a fondo piatto per il trasporto fluviale. Si immagina che su questa barca vengano a incontrarsi personaggi di provenienza e carattere vari. Una serie di 15 quadri apparentemente scollegati fra loro e 4 madrigali amorosi vivacizzano il viaggio e fanno da pretesto a scene comiche o amorose. Finalmente la barca giunge a destinazione e il viaggio è finito, ma l’avvicinarsi di un povero viandante in cerca di un obolo consente al Banchieri un’appendice moraleggiante che riporta tutti nel quotidiano e attuale: “va’ a lavora’, furfante!”. Alla luce delle considerazioni esposte si può affermare che il tempo in acqua è un tempo quasi irreale (forse favorito dal rumore quasi ipnotico dello sciabordio, una sorta di silenzio) e permette fantasie e libertà espressive che hanno bisogno di toccare la terra per essere ricondotte al quotidiano. A questo concetto, facendo una piccola digressione, si può avvicinare il sentimento di Lucia Mondella nei Promessi Sposi, quando costretta dagli eventi deve lasciare la propria terra per salvarsi. Credo che solo sull’acqua, accompagnata dai silenzi e dal lento fluire delle correnti, Lucia abbia potuto creare quelle struggenti e bellissime immagini di cui riporto solo l’incipit “Addio, monti sorgenti dall'acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l'aspetto de' suoi più familiari; torrenti, de' quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendìo, come branchi di pecore pascenti; addio!”


L’acqua è anche un Dio o un personaggio mitologico, lo si legge in molti poemi classici e lo si sente dire in molte composizioni musicali. Siamo nella Firenze del 1553 e per le nozze tra Eleonora di Toledo e il Duca Cosimo I dè Medici vengono indetti festeggiamenti che si protraggono per giorni. Tra i vari eventi c’è anche una commedia, il Commodo, che come era prassi veniva intervallata da brani musicali con una sequenza logica (teatro nel teatro) che venivano chiamati intermedi. Il tema degli intermedi è l’omaggio di sudditanza agli sposi e tutte le città del ducato si presentano in musica, a questo sono chiamate anche le forze della natura, tra queste il fiume Tebro (Tevere) che attraverso una cascata di suoni e strumenti a fiato si offre alla benevolenza dei regnanti.

La musica del rinascimento e del barocco è piena di rimandi onomatopeici al suono dell’acqua. Nel madrigale “Vasto Mar” di Heinrich Schutz, tutta la prima sezione è una imitazione del movimento delle acque del mare con gruppi di crome puntate e poi semicrome che ciascuna delle 8 voci propone in imitazione e in progressione del moto ondoso. Tra le composizioni più famose del tardo barocco troviamo “la musica sull’acqua” di Haendel. In verità l’opera non è ispirata dall’acqua ma la musica si svolge su di essa. I viaggi sul Tamigi del re Giorgio I d’Inghilterra erano accompagnati da musicisti, che su battelli limitrofi al grande vascello reale suonavano queste suite. Narra un testimone oculare nel 1717: “Vicino alla barca del re si trovava quella dei musicisti, circa cinquanta. Suonavano ogni tipo di strumenti, trombe, corni, oboi, fagotti, flauti traversi, violini e violoncelli; ma non c’erano cantanti. La musica era stata tutta composta per l’occasione dal celebre Handel, originario di Halle e principale compositore di corte di Sua Maestà, a cui la sua musica piacque talmente, che la fece risuonare per tre volte, sebbene ciascuna di queste esecuzioni durasse un’ora”.

La via dell’acqua attraversa tutti i successivi secoli, Vivaldi la incontra nelle “quattro stagioni” e la traduce mirabilmente con il secondo e terzo movimento dell’estate nel quale dopo la canicola imperversa una tempesta. I lampi, i tuoni sono evidenziati da figure ritmiche dell’orchestra con semicrome ribattute e serrate, il violino solista esegue volate virtuose e strappi d’arco ad evidenziare la forza della saetta e il turbinio dei venti.

Sempre nelle “quattro stagioni” l’acqua si fa neve: è l’inverno. Nel sonetto di commento dell’opera scritta da Vivaldi per il secondo e terzo movimento si legge:

Adagio
Passar al foco i dì quieti e contenti
Mentre la pioggia fuor bagna ben cento
Allegro
Caminar Sopra il ghiaccio, e a passo lento
Per timor di cader girsene intenti;
Gir forte Sdruzziolar, cader a terra
Di nuovo ir Sopra 'l giaccio e correr forte
Sin ch' il giaccio si rompe, e si disserra;
Sentir uscir dalle ferrate porte
Scirocco, Borea, e tutti i Venti in guerra
Quest' è 'l verno, ma tal, che gioja apporte.

Il pizzicato dei violini rappresenta l’acqua che cade a cui fa da contraltare una bellissima melodia del solista che riporta alla quiete della nevicata e al carattere intimo del fuoco del camino. La chiusura finale è di nuovo l’imperversare dei venti che si rincorrono e si accavallano come le melodie.

Un’altra opera che usa l’acqua come viaggio è “la Moldava” di Smetana, compositore ceco dell'Ottocento, che si ispira ad un testo poetico, ad aspetti della natura e a immagini pittoriche. E' il più celebre dei sei poemi sinfonici con cui Smetana descrive la sua terra e il fiume Moldava, che segue in tutto il suo percorso, dalla sorgente alla foce.
La composizione si può semplificare in tre grandi temi: il primo narra della nascita del fiume e il suo percorso tra i villaggi e i  boschi, il secondo in cui la musica ricrea l'atmosfera  incantevole della notte ed infine il terzo in cui il fiume arriva trionfalmente a Praga dopo aver superato alcune rapide. È un tributo al fiume, a volte padre o madre, fonte di ricchezza e simbolo dell’unità del paese.

Il mare è fonte di suggestioni e nume ispiratore di una quantità di opere artistiche, siano esse pittoriche, poetiche, narrative e quindi musicali. Uno degli artisti che più di altri ne ha subito il fascino è stato Claude Debussy, compositore francese vissuto a cavallo tra il XIX e XX secolo. Scrive, tra molte, un’opera che chiama “La Mer”. I tre ampi movimenti che caratterizzano l’opera vengono così intitolati: de l’aube à midi sur La mer (dall’alba al meriggio sul mare), Jeux des vagues (Giuochi d’onde) e Dialogue du vent e de La mer (Dialogo del vento e del mare).
Il lavoro fu completato nel 1905 a Eastbourne, sulla costa inglese della Manica, da dove Debussy scrisse: “Eccomi di nuovo qui, col mio vecchio amico, il mare, sempre bellissimo. E’ veramente la sola cosa, nella natura, che ti metta al tuo posto. Solo che noi non rispettiamo abbastanza il mare: non dovrebbe essere permesso di immergevi corpi deformati dal lavoro quotidiano, braccia e gambe che si muovono secondo ritmi ridicoli; è quanto basta per far piangere i pesci. Ci dovrebbero essere soltanto sirene nel mare...". E a proposito di “sirene” Debussy titola così uno dei suoi notturni composti al finire dell’ottocento. A mio avviso una delle più interessanti composizioni che possono essere assimilate all’impressionismo pittorico. Debussy scrive un brano che passa tra l'atmosfera rarefatta e fiabesca dell'evocazione mitologica (per di più evocazione di figure che da sempre hanno affascinato ed esaltato la fantasia di quanti ne hanno trattato) e la suggestione del mare, che lo stesso compositore descrive in altre pagine altrettanto famose (La Mer). Così il compositore stesso riassumeva il carattere di questo brano: “È il mare e il suo ritmo infinito, poi, tra le onde argentate della luna, si ode, ride e passa il canto misterioso delle sirene”.

Anche in Italia nel XX secolo si parla d’acqua. Ottorino Respighi un importante compositore nato e vissuto a Roma crea una delle più belle opere italiane del periodo, “le fontane di Roma”. Ne sceglie quattro, le ascolta durante le diverse ore della giornata e ne coglie le particolarità sonore. Ogni fontana parla, lo fa con gli zampilli, con i salti, con il percolare dalle vasche. Ciascuna offre suggestioni diverse, l’importante è saperle cogliere. Andare a spasso per le fontane di Roma è in effetti un’esperienza unica, si incontrano varietà di stili, dal riutilizzo dei sarcofagi della Roma antica, alle linee perfette del rinascimento, alle ridondanze immaginifiche del barocco, all’eleganza del classicismo fino alle forme contemporanee. Andarci, ascoltando una musica che da esse viene ispirata è un ulteriore passo verso la comprensione della commistione che si crea tra le arti e gli elementi naturali.

C’è un altro capitolo che andrebbe affrontato parlando di musica e acqua, quello degli strumenti musicali che suonano grazie all’elemento fluido. Il primo strumento a generare suoni grazie all’acqua è un organo, pensato già dai greci antichi nel 245 a.C.. Il filosofo Ctesibio, geniale inventore di automi e giochi meccanici, generò uno strumento che con un complesso sistema di pressioni e sfruttando il sistema dei vasi comunicanti, generava una spinta dell’aria che transitava nelle canne e quindi produce un suono. Questo sistema fu ripreso dagli antichi romani e da  popolazioni dell’Asia Minore, sono state rinvenute incisioni e documenti che ne attestano l’uso durante molti secoli. Nel periodo barocco, l’organo ad acqua diventa un oggetto che desta “meraviglia e stupore”. A Villa d’Este nel 1568 ne viene realizzato uno che produce dei suoni combinati con i giochi d’acqua, oggi lo strumento è stato restaurato e si può ascoltare durante la visita alla Villa.

 

Ne esiste un esemplare in uno dei cortili del palazzo del Quirinale, un altro nella residenza di Hellbrunn a Salisburgo in Austria costruito nel 1612 sul modello di quello italiano. Se ne possono citare molti altri anche nei contemporanei e ciascuno con una propria particolarità, ma ne esiste uno che è unico nel suo genere. Si trova a Zara, in Dalmazia, ed è opera dell’architetto Nikola Baši con il quale hanno collaborato scultori, tecnici del suono e … sommozzatori. Ebbene la fonte generatrice di questo strumento lungo 75 metri si trova nel mare. È composto da condutture sotterranee che convogliano l'acqua sospinta dalle onde del mare fino ad incanalarsi in condotti dal diametro inferiore creando così una forza sufficiente per spingere l'aria che mette in vibrazione le ance e le canne. Le enormi canne sonore sono poste sopra la banchina e da qui esce il suono. Lo strumento composto da 35 canne può generare contemporaneamente 35 suoni. La musica che viene così creata varia sempre a seconda della forza, della direzione e dell'intensità dell'onda stessa. Sostanzialmente l'onda del mare genera un'onda sonora! Quale migliore connubio!

L’acqua è in perenne movimento ed è mutevole, come la musica. Un musicista giapponese Masaru Emoto ha portato avanti alcuni esperimenti sottoponendo i cristalli d’acqua a differenti impulsi sonori e a parole di diverso significato, ottenendo risultati impressionanti. I cristalli hanno mutato forma, si sono disposti in forme armoniche o disarmoniche sempre diverse a seconda della suggestione della musica e delle parole..

Cristallo di acqua tipica di sorgente
Acqua sorgiva di Saijo, Prefettura di Hiroshima
Questa cittadina, che si estende tra le montagne tra i 500 e i 700 metri sul livello del mare, é una rinomata zona di produzione del sake proprio per la qualità della sua acqua. Il suo sake rivaleggia con quelli di Nada, nella prefettura di Hyogo, e Fushimi in quella di Kioto. Il cristallo formato da questa acqua di fonte é solido lungo il centro e si ramifica magnificamente. Poi si apre del tutto, senza lasciare spazi vuoti.
  

 

Cristallo di acqua di fonte Mariana (Lourdes)
La "Sacra Fonte di Lourdes" si dice sia miracolosa. L'acqua ha un HADO d'amore e trasmuta l'odio in amore. Ogni anno, da ogni angolo del globo, vi giungono in visita più di quattro milioni di persone. Questo cristallo esprime il valore della coscienza collettiva; un cristallo misterioso, che dà una sensazione di gloria mistica. Un'aureola intorno al capo della Madonna. 

 


Cristallo di acqua distillata 


Cristallo di acqua distillata dopo essere stato sottoposto a musica Hard rock- Heavy Metal.
Questa musica é intrisa di rabbia e sembra condannare il mondo. Di conseguenza, la ben formata struttura esagonale di base del cristallo si é rotta in pezzi perfetti. L'acqua sembra aver reagito negativamente a questa musica. Non stiamo dicendo che l'Heavy Metal sia cattivo, ma solo che in questo caso dev'esserci stato un problema con i testi. Questo é semplicemente un esempio. 

 

 

Il campione di acqua distillata è stato sottoposto alla "Pastorale" di Beethoven.
É una delle più famose sinfonie di Beethoven, e si tratta di un brano brillante, fresco e gioioso. Questo meraviglioso cristallo conferma il fatto che la buona musica incide positivamente 

 

 

 

ll campione di acqua distillata è stato sottoposto alle parole: Amore/Apprezzamento
ll contenuto di amore e apprezzamento nella coscienza delle persone. Abbiamo scattato fotografie di numerosi cristalli da questo campione, ma di quelli che abbiamo visto questo é stato il più meraviglioso. In verità, a questo mondo non c'é nulla di più importante dell'amore e della gratitudine. Semplicemente esprimendo questi sentimenti, l'acqua intorno a noi e nel nostro corpo cambia in modo così meraviglioso. Vogliamo applicare tutto ciò alla nostra vita quotidiana, non é vero?

 

 

ll campione di acqua distillata è stato sottoposto alle parole: Grazie in giapponese
In questo esperimento abbiamo usato normale acqua distillata e le parole "grazie" allo stesso modo in cui lo abbiamo fatto nell'esperimento "Sei uno stupido". Il cristallo ha una forma molto bella e ben equilibrata.  

Una considerazione viene spontanea. L’uomo è composto per il 70% da acqua, è possibile allora che alcune reazioni chimiche si generino all’ascolto della musica. Sull’influenza che l’ascolto di alcune frequenze sonore può generare su alcuni organismi viventi, ad esempio le piante, lavora da qualche decennio un fisico, Joel Sternheimer. Anche lui ha effettuato moltissime sperimentazioni ottenendo analoghi sorprendenti risultati. Ciascuno di noi, del resto, può osservare le proprie reazioni, sia ascoltando o eseguendo la musica, avvertendo le vibrazioni trasmesse da uno strumento o dalla semplice emissione vocale. Ma il canto aprirebbe un’altra lunga storia, che ci porterebbe lontano, nell’aria. Torniamo invece nell’elemento acquatico, a un canto nell’acqua: quello delle balene.