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L'acqua in Italia - Mauro D'Ascenzi -

Cominciamo con il dire che in questo articolo non si parla semplicemente di ACQUA, ma di  sistema idrico integrato. In questo termine  - “integrato” – si ricomprendono tutte le fasi della lavorazione da parte dell’uomo, da quando la raccoglie l’acqua in natura, fino a quando la restituisce alla natura stessa, dopo averla utilizzata in varie forme.
Di cosa non-parliamo quindi?
Non parliamo delle nuvole e del ciclo dell’acqua che si impara fin dalle scuole elementari: nuvole, pioggia, terra, fiumi, laghi, mare, evaporazione e di nuovo nuvole.
Ci concentriamo invece su ciò che l’uomo realizza e sul quale lavora 24 ore al giorno, tutto l’anno, per garantire che l’acqua entri nelle nostre case tramite i rubinetti e venga raccolto e ripulito dopo che l’abbiamo utilizzato.

Volendo schematizzare, proviamo a  riassumere alcune fasi principali ed a capire come queste funzionino in Italia.
La prima fase è la captazione -  un termine un po’ tecnico per indicare il  prelievo dell’acqua – che può avvenire da fonti diverse.
Si può trattare di acque superficiali come laghi, fiumi, mari o bacini artificiali, oppure da sorgenti naturali che sgorgano magari dalle rocce di una montagna oppure possono essere raccolte da acque sotterrane, attraverso lo scavo di pozzi e trincee. Le sacche di acqua sottoterra, da raggiungere e “captare” si chiamano falde.

Si capisce subito come già questa fase richieda molta attenzione. Tutte le fonti d’acqua che abbiamo elencato, devono essere mantenute pulite ed in ordine. La tutela dell’ambiente è il primo obbligo per evitare che queste fonti vengano inquinate.
È evidente però, che ci comporteremmo in modo diverso se ci dicessero di bere direttamente da una sorgente che sgorga dalla roccia o di bere un bicchiere d’acqua preso dal fiume che scorre al centro della città.

Proprio per garantire che tutte le acque, da quelle più pure grazie alla natura, a quelle più torbide, come i fiumi e i laghi, hanno bisogno di essere pulite, controllate, filtrate e certificate. Questa fase industriale si chiama potabilizzazione.
Si tratta di trattamenti specifici per migliorare le caratteristiche fisiche, chimiche, biologiche e organolettiche, in modo che l’acqua rispetti  tutti i parametri  di qualità, nazionali ed  internazionali di qualità e salubrità.

L’acqua una volta passati tutti i controlli e trattata per renderla “potabile” , viene immessa nella rete dell’acquedotto, per essere avviata alla DISTRIBUZIONE.
La DISTRIBUZIONE serve a portare l’acqua dai serbatoi di accumulo, fin dentro le case degli utenti,  nella quantità, qualità e pressione necessaria.
L’acqua viene controllata sia prima che dopo l’immissione in rete.
Ogni gestore controlla, quotidianamente ed in diversi punti dell’acquedotto, l’acqua che viene erogata.
I laboratori di analisi delle aziende, operano in stretto contatto con istituzioni (le ASL o le agenzie di protezione dell’ambiente) in modo che nell’eventualità di un qualsiasi problema, tutti possano contemporaneamente agire per risolverlo o sospendere il servizio, a tutela degli utenti.
Quello degli acquedotti è anche un punto delicato per gli interventi che si devono realizzare. Ogni tanto si parla di acquedotti “colabrodo”, per dire che dalla rete vengono disperse grandi quantità di acqua.
La manutenzione delle reti acquedottistiche, è una delle urgenze del nostro Paese. Basti pensare che nel percorso dalla fonte al rubinetto si spreca in media tra il 30% e il 40% dell’acqua immessa  con punte del 65% in alcune zone dove gli acquedotti sono molto vecchi.

Tornando al percorso dell’acqua nella rete, dopo l’uso che ne facciamo – usi domestici, l’acqua usata dalle piccole imprese, degli alberghi, delle scuole, degli uffici e degli ospedali -  le acque vengono raccolte nella rete fognaria. Il servizio di fognatura è l’insieme della rete e delle funzioni che permettono di raccogliere i tutti i nostri scarichi, di ogni provenienza.
Su questa parte del percorso, l’Italia ha – di nuovo -  qualche ritardo da colmare.  Il 15% delle famiglie italiane è priva di fognature. L’acqua viene dispersa nei terreni oppure riversata – a volte a cielo aperto – nei fiumi e nei mari.
Per capire cosa significa per l’ambiente, basti pensare cosa succederebbe se ogni giorno riunissimo all’acqua di scarico di casa nostra e la buttassimo nel giardino di casa. La storia ce lo ha insegnato: in moltissime parti del mondo, anche in Italia, la costruzione delle fognature ha debellato le epidemie di colera che periodicamente flagellavano la popolazione. Un vero e proprio servizio di salute pubblica, ancor prima che di gestione delle città.

Una volta raccolte dalle fognature, per le acque sporche (definite anche acque reflue o acque nere), inizia l’avvio alla fase di depurazione. Le acque raccolte dalla rete fognaria vengono inviate agli impianti di depurazione che le “lavano” l’acqua. Attraverso metodi naturali (batteri che si nutrono di sostanze organiche), meccanici (filtraggi)  che  o altamente tecnologici (raggi ultravioletti o altro), vengono migliorate le caratteristiche delle acque reflue, garantendo che al momento dello scarico nei fiumi e nel mare, non si alterino gli ecosistemi naturali.

Sulla fase di depurazione – la più importante, perché ci consente di tutelare l’acqua dei fiumi o del mare -  l’Italia è decisamente indietro. Quasi il 30% delle famiglie, non è attaccato ad un servizio di depurazione.
In molte aree mancano ancora i depuratori, con grosse conseguenze sui corsi d'acqua e sulla qualità dei mari nelle zone costiere.
Anche l’Unione Europea ci chiede di sbrigarci, perché i danni all’ambiente non hanno confini.
L’Italia è già stata deferita dalla Commissione europea alla Corte di giustizia dell'UE per casi di violazione della normativa europea sul trattamento delle acque reflue urbane.
In pratica se non ci sbrighiamo a costruire nuovi depuratori, i nostri Comuni (con i nostri soldi) verranno multati pesantemente.

Per tutto questo lavoro quotidiano di oltre 35 mila persone e per gli interventi di manutenzione degli acquedotti o di costruzione dei depuratori che non abbiamo, servono molti soldi.  Due miliardi di euro all’anno, per più di 30 anni.

Con la crisi di cui parlano tutti i giornali da molto tempo, non sarà facile trovare i soldi necessari, ma gli interventi di costruzione di nuovi impianti di depurazione sono necessari per tutelare il mare, i fiumi ed i laghi, salvaguardando sia la natura che le attività legate al turismo.

E parlando di soldi, di tariffe e di bollette, sembra che ci sia una relazione tra il fatto che l’acqua costi poco ed il fatto che siamo uno dei Paesi con i consumi pro-capite più elevati.
Le tariffe idriche in Italia sono tra le più basse in Europa e nel mondo. Un nucleo famigliare di 3 persone spende in media 253 euro all'anno per il consumo di acqua. Una persona singola, quindi, spende in media, al mese, 7,3 euro per l’acqua, contro gli 8,7 spesi in tabacchi o per altri consumi meno importanti dell’acqua (il telefono, il cinema, o l’abbigliamento, ad esempio).
Volendo fare una correlazione tra il denaro ed in consumi, in Italia ogni cittadino consuma in media 200 litri di acqua al giorno, mentre a  Berlino, dove l’acqua costa molto di più, i consumi sono ridotti a 110 litri.

Dobbiamo renderci conto del valore dell’acqua. Significa rispettarne le caratteristiche, lavorare con dedizione ogni giorno, investire in ricerca ed innovazione e non sprecarla.
Un lavoro che i gestori fanno da oltre un secolo, da quando (nel 1903 con la Legge Giolitti) è iniziato il lungo cammino della municipalizzazione e si è dato un senso al concetto di servizio pubblico.