Trova le risposte!
Petrolio, carbone, gas naturale. Tutte queste fonti hanno lunghi periodi di rigenerazione molto superiori ai tassi di consumo che ne condizioneranno l’uso attuale e futuro.

Altri articoli della stanza Petrolio

Creato da Ugo Bilardo « clicca sul nome per leggere il curriculum dell'autore

Mediterraneo: un mare a rischio? - Ugo Bilardo -

Quanto è a rischio di INQUINAMENTO da petrolio il Mediterraneo?

Qual'è la situazione rispetto ad altri mari e altre regioni del mondo?

Sono fondamentalmente tre i fattori da considerare: l'intensità del traffico marittimo in generale, e petroliero in particolare; la vulnerabilità dell'area sotto l'aspetto fisico-chimico, morfologico e antropico; la cosiddetta 'preparedness', ossia la capacità di prevenzione, controllo e intervento in caso di incidente.

Anche ad un esame sommario, la configurazione di tutti e tre questi fattori suscita immediatamente qualche apprensione.

Si è già visto infatti che circa un terzo del traffico petroliero mondiale si affolla nel bacino del Mediterraneo, un'area che costituisce meno dell'1% dei mari del mondo; si sa anche il nostro è un mare relativamente chiuso, con limitato ricambio, spesso non profondo; che la maggior parte delle sue sponde sono sabbiose o miste; che quasi tutta la costa è da millenni fortemente antropizzata e molti centri abitati e attività economiche sono localizzati su litorali non lontani dalle rotte petroliere: in altre parole, gli elementi di rischio sono numerosi e si sovrappongono.

D'altronde, il frastagliamento politico della regione e persino l'esistenza talvolta di aree di conflitto, la presenza di paesi che non aderiscono a convenzioni internazionali sulla sicurezza marittima, l'assenza di un sistema regionale di monitoraggio, non consentono una capacità di risposta in ambito regionale e contribuiscono a indebolire anche quelle a livello locale dei paesi che, come l'Italia, sono relativamente meglio attrezzati.

Non meraviglia pertanto, che, mettendo a confronto le principali aree marine mondiali in relazione al rischio di danno ambientale e al livello di preparedness, il Mediterraneo sia considerato un'area di attenzione prioritaria Così avviene ad esempio in un recente studio, i cui risultati sono sintetizzati dalla Tabella sottostante.

Nella tabella figurano anche con lo stesso ordine di priorità di attenzione le principali aree marine adiacenti (Mar Rosso e Golfo di Aden, Area del Golfo, Caspio); solo un un mare risulta presentare un grado di attenzione più alto: il Mar Nero - che per molti aspetti è da considerare parte integrante del Mediterraneo -, in cui ci sarebbero gli stessi elementi di rischio ma minore capacità di risposta dei paesi rivieraschi del Mediterraneo.

Sul modo in cui sono costruiti i due indici che poi contribuiscono a definire la classifica nella terza colonna della tabella è cosa che può destare qualche perplessità, ma il confronto è comunque eloquente; ad ogni modo, che questa vaga indicazione qualitativa rispecchi la realtà mediterranea è facilmente verificabile esaminando più da vicino i tre fattori sopra indicati.

Tratto dal Libro: "Traffico Petrolifero e Sostenibilità Ambientale".
Co-Autore Dott. Giuseppe Mureddu