Tra le principali previsioni a medio e lungo termine della domanda energetica mondiale le più note - oltre che largamente utilizzate - sono quelle effettuate dall'Agenzia Internazionale per l'Energia (IEA), le quali considerano il 2030 come data terminale e il 2010 e 2020 come anni intermedi.
Il quadro previsionale di riferimento dell'IEA è sintetizzato dalla tabella sottostante, nella quale sono riportate sia le previsioni globali che quelle relative ai paesi dell'area OCSE e agli attuali 15 paesi membri dell'Unione Europea.
Come può desumersi dalla tabella, il principale elemento caratteristico degli scenari prefigurati è la prospettiva di crescita piuttosto forte della domanda energetica complessiva (TPES) e della domanda di tutte le fonti primarie di energia.
Per quanto riguarda la domanda energetica complessiva, si tratta di un aumento medio annuo del 1,7% per l'intero periodo che ci separa dal 2030 - maggiore, tanto per fare un confronto con altre macro variabili, rispetto alla crescita demografica.
In particolare per il petrolio è previsto che la domanda cresca ad un tasso medio annuo dell'1,6%, superiore a quello registrato nel trentennio trascorso.
Come può vedersi dalla stessa tabella, l'espansione della domanda di energia complessiva interessa anche i paesi industrializzati (OCSE), sebbene sia più contenuta rispetto alla media del resto del mondo: il tasso di variazione annuo nella media del trentennio sarebbe di circa l'1,0% rispetto all'1,7% previsto globalmente; tuttavia si tratta di una crescita ancora sostenuta, che dovrebbe comportare nell'intero periodo un aumento della domanda di petrolio in termini assoluti superiore a 1,5 md di tep.
Per i paesi membri dell'UE è stato previsto un tasso di crescita medio annuo ancora più basso (1% per il TPES, 0,4% per il petrolio), ad eccezione che per il gas (2%); ma ciò significa comunque che la domanda di petrolio passerà a 670 milioni di tpe (contro gli attuali 600) è si è quindi ben lontani dalla stazionarietà che era stata prospettata solo qualche anno fa; ciò comporta che sia contenuta anche la flessione della quota del petrolio sulla domanda energetica complessiva (da 41% nel 2000 a 37% nel 2030), nonostante l'aumento del peso relativo del gas (da 23 a 34%) e delle fonti RINNOVABILI (da 4 a 9%).
Previsioni sulle stesse variabili effettuate da altri organismi o ricercatori conducono a risultati sostanzialmente simili.
Non mancano certo divergenze sulle premesse metodologiche e su alcune ipotesi sottostanti i diversi esercizi previsionali, oltre che sulla valutazione delle trasformazioni attese del mercato petrolifero legate a possibili sviluppi geopolitici (scenari mediorientali alternativi, prospettive delle produzioni caucasiche, crescita dei mercati orientali, continuità della politica energetica cinese).
Tuttavia, la maggior parte degli analisti è concorde nel prevedere che non solo nel prossimo decennio, ma anche per i prossimi 20-30 anni - cioè in quello che può definirsi "the not-to-distant future" - la domanda complessiva di idrocarburi (petrolio e gas) non è destinata a diminuire; anzi, tenderà a crescere in maniera piuttosto stabile ad un tasso medio annuo intorno all'2%.
Per il solo petrolio, sebbene il tasso previsto sia leggermente inferiore, la proiezione si quantifica in una domanda al 2030 poco al di sotto dei 6 md di T, rispetto agli attuali 3.6, con un aumento, quindi, di oltre 2 md di T (oltre 40 milioni di b/g).
L'evoluzione probabile del volume complessivo degli scambi internazionali di greggio e di prodotti petroliferi è stimabile sulla base della quota del commercio internazionale netto rispetto alla produzione.
Tale quota, che nel 2000 era per il petrolio del 45%, nel 2030 dovrebbe crescere fino a raggiungere il 58%.
Coerentemente con le previsioni sulla domanda energetica globale sopra indicate, il commercio internazionale di petrolio tra grandi aree dovrebbe collocarsi nel 2030 non lontano dai 3 md. di T (contro gli attuali 1,6): in altre parole si raddoppieranno gli scambi interregionali.
Ovviamente il raddoppio del commercio internazionale implica conseguenze importanti nella dimensione e nei flussi di traffico marittimo per il trasporto di greggio e di prodotti petroliferi.
Se pur si ipotizza che a medio termine rimanga sostanzialmente immutata - ossia poco più del 50% - l'attuale quota della movimentazione via mare sul totale delle esportazioni mondiali, c'è da attendersi che anche il trasporto petroliero marittimo raddoppi, movimentando annualmente, compatibilmente con le previsioni di commercio internazionale, non meno di 50 milioni di b/g (2,5 md di T) su grandi rotte intercontinentali.
Tale previsione è rappresentata nell'ultimo riquadro delle figure sottostanti, le quali offrono un'immagine approssimata ma eloquente dello sviluppo del trasporto marittimo del greggio attraverso gli anni.
Tratto dal Libro: "Traffico Petrolifero e Sostenibilità Ambientale".
Co-Autore Dott. Giuseppe Mureddu