La denuncia dei problemi ambientali innescati nei mari del Nord Europa dai programmi fin qui esposti figura tra i punti all’ordine del giorno del Comitato dell’IMO di fine marzo 2004, per iniziativa di un gruppo di 8 paesi del Baltico guidati da Finlandia e Svezia che, nonostante le forte opposizione della Russia, hanno presentato all’approvazione dell’IMO un programma articolato di misure restrittive della navigazione e di protezione delle acque artiche e del Baltico, da considerare in larga parte come Particularly Sensitive Sea Areas (PSSA’s), in coerenza con le linee guida tracciate dalla UN Conference on the Law of the Sea (UNCLOS).
Per evitare che l’adduzione del greggio russo in Europa si traduca in una calamità, il trasporto via pipelines in terraferma, p. e. il progetto della linea Samara-Wilhelmshaven - prolungamento dell’oleodotto Družba - parrebbe la soluzione più razionale e motivata, anche sotto l’aspetto economico oltre che ambientale, per temperare la componente strutturale del rischio sulle rotte nei mari del Nord.
Esso rientra, peraltro, nella tipologia delle linee di TRASMISSIONE a grande distanza, che il governo russo sta da tempo negoziando anche con il Giappone su un tracciato di pipelines in terraferma.
Queste ultime, fatte le dovute differenze sotto l’aspetto economico e della sequenza di frontiere da attraversare - non ponendosi certo in tutti i casi i problemi di transito della linea Russia-Europa - possono risultare ottimali per l’esportazione del greggio russo nel Sud-Est asiatico.
Il Giappone, che si è già manifestato favorevole ad ingenti investimenti in diversi progetti di sviluppo del gas e del petrolio (fino a 14 miliardi di $ nel petrolio delle regioni orientali della Siberia) si è anche offerto di partecipare al finanziamento, per 5 miliardi US$, della linea Angarsk-Nakhodka.
Quest’ultima linea che, nei disegni del governo russo, è complementare al progetto di trasporto in condotta di greggio russo fino al terminale cinese di Daqing, è ancora in attesa di una decisione definitiva da parte del governo russo.
È realistico pensare che presto potranno maturare le condizioni per un verifica positiva della fattibilità relativamente a queste infrastrutture.
A completamento del quadro delle prospettive della espansione produttiva russa, non si può non citare le manifestazioni di interesse sul versante cinese, che si presentano ben fondate sul ritmo della espansione delle attività economiche della Cina.
Al di là della rapida crescita lungo tutto l’arco dell’anno del fabbisogno di greggio da parte della Cina (+10%, anche secondo l’IEA), ormai non sorprende più nessuno che l’aumento della domanda cinese abbia rappresentato da solo un terzo dell’aumento mondiale della domanda di greggio nel 2003.
Il 2004 potrebbe essere, come già si prevede da più parti, l’anno in cui la Cina sorpasserà il Giappone, diventando il secondo consumatore mondiale di greggio dopo gli USA.
Se si allarga lo sguardo sul più vasto orizzonte della produzione mondiale, si può, inoltre, constatare che il sostenuto livello dei prezzi nel 2003 ha anche incoraggiato un incremento produttivo nei paesi non-Opec, in particolare nelle acque profonde dell’off-shore del Brasile, del Golfo del Messico e dell’Africa Occidentale, contribuendo anche ad attenuare gli effetti del declino dei campi maturi degli Usa e del Mare del Nord.
Tratto dal Libro: "Traffico Petrolifero e Sostenibilità Ambientale".
Co-Autore Dott. Giuseppe Mureddu