D’altra parte, il controllo delle infrastrutture è stato lo strumento con cui l’Unione Sovietica prima e, successivamente, la Russia hanno realizzato il duplice risultato di assicurarsi le forniture di olio e gas dai paesi satelliti dell’area caucasica e del Caspio e di tenerli in posizione di subalternità economica permanente: ancora oggi la Russia controlla il transito delle esportazioni dall’Asia Centrale verso i mercati.
È comprensibile che ciascuno di questi paesi, pure nel perdurare di inevitabili ambiguità, quali la partecipazione delle grandi compagnie russe (Lukoil, Rosneft, Gazprom, etc.) nella proprietà di impianti e infrastrutture locali, si muova perseguendo, direttamente o indirettamente, come obiettivo primario la riduzione della dipendenza economica dalla Russia.
Questa, a sua volta, può contare su vari elementi di forza per sventare o, almeno, contrastare questi tentativi:
A quel tempo, Kazakistan e Turkmenistan venivano riforniti con olio e gas siberiani per il loro consumo interno attraverso linee di trasporto russe, che ancora oggi rappresentano tutto lo stock infrastrutturale offerto ai due paesi.
In Kazakistan le linee principali sono la Atyrau-Samara, la pipeline Transneft, e la Tengiz-Novorossiisk, ciascuna delle quali trasferisce il greggio kazako in territorio russo. L’ultima, in particolare, contribuisce all’affollamento dei tankers nel Mar Nero.
In Turkmenistan, i gasdotti esistenti collegano la produzione di gas turkmeno con i terminali russi, attraverso il Kazakistan e l’Uzbekistan.
La Russia rimane, quindi, strutturalmente installata come il principale partner commerciale per i paesi dell’Asia Centrale e il più importante fornitore di materie prime e prodotti industriali.
Il ruolo degli Stati Uniti è stato fin qui decisivo per la promozione di cinque linee di esportazione dalla regione, tre delle quali con origine a Baku, che rappresentano però, pure in un contesto inquinato da pessime relazioni con l’Iran e dai rancori della Russia, soltanto alcune ipotesi di rottura dell’isolamento, ad un prezzo poi che, a conti fatti, è sempre più alto delle opzioni offerte dall’Iran.
Due delle tre pipelines che muovono da Baku sono già attive:
la linea Baku-Supsa (Western Route, 115 mila b/g), realizzata dal consorzio AIOC tra la compagnia nazionale SOCAR e le 11 compagnie internazionali firmatarie del Contratto del Secolo, con destinazione sulla costa della Georgia sul Mar Nero, attiva dal 1999, che pone gli stessi problemi ambientali della prima.
La terza linea, assai discussa anche dopo l’avvio dei lavori di costruzione nella prima metà del 2003, è la Baku-Tbilisi-Ceyan (BTC) che avrà una capacità di TRASMISSIONE di 1 milione b/g di petrolio, quintuplicando le dimensioni attuali del trasporto.
L’oleodotto BTC, con un percorso di 1.040 miglia attraverso Georgia e Turchia sarà operativo nel corso del 2005.
Parallelamente al BTC, sarà realizzato il gasdotto Baku-Tbilisi-Erzurum che, presumibilmente a partire dalla data del 2006 in cui scade la prima consegna contrattuale di esportazione da Shah Deniz, trasporterà sulle coste del Mediterraneo 233 md.cuft/a di GAS NATURALE.
La Georgia, nel sistema di pipelines costituito dalla Western Route e dal BTC, viene ad assumere un ruolo di primo piano come corridoio di TRASMISSIONE di greggio e di GAS NATURALE dal Caspio verso i mercati europei.
Oltre ai due oleodotti citati, la Georgia accoglie anche la linea Khashuri-Batumi, una vecchia condotta data in CONCESSIONE alla ChevronTexaco per collegare Khashuri, nei pressi di Tbilisi, con il Mar Nero; e la Trans-Caspian Gas Pipeline (TCP), il gasdotto attualmente in fase di progettazione per il collegamento Turkmenistan-Turchia, con una capacità di 1,0 Tcuft/a di GAS NATURALE, destinato per il 50% ai consumi turchi e per il resto al mercato europeo.
Nel 1994 l’Azerbaigian ha stipulato il Contratto del secolo con 11 compagnie internazionali per lo sfruttamento dei giacimenti di Azeri, Chirag e Gunashli (ACG). Nella stessa circostanza veniva costituita la AIOC (Azerbaijan International Oil Company), che vede associati la Compagnia di Stato SOCAR (State oil Company of Azerbaijan) e le 11 compagnie.
Il Contratto del secolo ha aperto una stagione di accordi del tipo PSA con le compagnie internazionali (BP, ExxonMobil, Statoil e altre) che hanno portato negli ultimi anni a realizzare investimenti nello sviluppo della produzione intorno a 60 md di $. Il volume delle RISERVE provate risulta ad oggi compreso tra 7 e 12,5 md di barili di olio e di circa 30 Tcf di GAS NATURALE.
La posizione dell’Azerbaigian, posto sulla riva occidentale del Mar Caspio e confinante a Sud con l’Iran, ad Ovest con Georgia ed Armenia e a Nord con la Russia, è perfettamente rappresentativa dei condizionamenti e delle restrizioni che dai paesi confinanti possono essere esercitati sulle comunicazioni commerciali con l’esterno, dato che l’unica modalità di trasporto possibile è quella del trasporto in condotta, sia per l’olio che per il gas.
Nel 2002 la produzione complessiva intorno al Mar Caspio si distribuiva tra Azerbaigian e Kazakistan nella misura, del 22% e del 66%, rispettivamente 15 milioni e 47 milioni t/a, pari a 300 mila e 940 mila b/g.
Tratto dal Libro: "Traffico Petrolifero e Sostenibilità Ambientale".
Co-Autore Dott. Giuseppe Mureddu