A prescindere dall'ovvio effetto di scala, che può di per se rendere inadeguata la capacità di risposta, va sottolineato che, quando il quantitativo di petrolio versato è elevato, può accrescersi notevolmente la penetrazione entro i sedimenti; conseguentemente aumenta la possibilità che le masse oleose, aggregando pietrisco e ghiaia nel processo di solidificazione, formino strati duri persistenti (moussecrete), aventi in genere spessore di 5–10 cm ed ampiezza fino a qualche decina di metri.
Se non si procede alla rimozione di tali strati, viene a formarsi una sorta di pavimento asfaltico, che non solo soffoca le specie biologiche, ma, permanendo a lungo sulla zona di retrospiaggia (anche più di dieci anni, come si è visto per l'incidente alla Metula nello Stretto di Magellano), ostacola la ricolonizzazione di piante e arbusti.
Va anche tenuto presente che per volume di versamento si intende quello dell'olio fuoriscito dalla nave, ma che questa quantità viene a modificarsi notevolmente in mare, riducendosi e ampliandosi a seconda dei processi di alterazione dell'olio.
Ad esempio, nel caso ipotetico di un versamento di greggio medio di 10.000 T, anche adottando un'ipotesi ottimistica sul tasso di evaporazione e di recupero in mare dell'olio prima che venga emulsionato, il volume finale della marea nera si triplica rispetto al versamento iniziale:
versamento |
10.000 |
tonnellate |
evaporazione 30% |
3.000 |
" |
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7.000 |
" |
recupero e dispersioni in mare (30%) |
2.100 |
" |
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4.900 |
" |
emulsione (per ogni T di olio da 4 a 8 T di acqua) |
26-39.000 |
" |
Tratto dal Libro: "Traffico Petrolifero e Sostenibilità Ambientale".
Co-Autore Dott. Giuseppe Mureddu