Sull'ordine di grandezza della flotta da rinnovare - prescindendo da altre caratteristiche tecnologiche innovative che potranno essere volontariamente o coattivamente introdotte - c'è sufficiente chiarezza e consenso: si tratta complessivamente di circa 140-150 milioni di dwt, un'operazione di grande rilevanza, ma che era prevista anche nel programma IMO prima della decisione UE e che comunque rientra già nei piani di rinnovamento e rottamazione assunti dal sistema armatoriale mondiale.
Considerando contemporaneamente il futuro fabbisogno di vettori coerente con le previsioni delle importazioni mondiali di petrolio, le nuove regole introdotte dall'UE e in discussione all'IMO, e i dati esposti poco sopra relativi alle navi attualmente in servizio, si può giungere anche ad un'altra stima: la quantificazione del fabbisogno complessivo di navi da qui al 2030, includendovi le navi da costruire per far fronte all'aumento dei consumi.
Tale fabbisogno - come è stato anticipato - risulterebbe essere circa il doppio, in termini di tonnellaggio, rispetto alla flotta oggi esistente.
Poiché di quest'ultima la metà è da rinnovare entro il 2015 come conseguenza dell'obbligatorietà del doppio scafo introdotta della nuova normativa UE, il fabbisogno di navi di nuova costruzione nel prossimi 25 anni si dovrebbe tradurre, sempre in termini di tonnellaggio lordo complessivo, in almeno 400 milioni di dwt.
A quante navi corrisponde questa cifra? Se si ipotizza, per semplicità, che non ci sia ragione di modificare la composizione attuale della flotta per tipo di tanker può dedursi - senza però pretendere di andare oltre un'indicazione di larga massima - il numero di unità per categoria di nave: una trentina di grandi petroliere superiori alle 320.000 dwt, 500-600 VLCC, oltre 1.500 cisterne di stazza media (50.000-200.000 dwt), e diverse migliaia di piccoli tankers.
Tratto dal Libro: "Traffico Petrolifero e Sostenibilità Ambientale".
Co-Autore Prof. Ugo Bilardo