Nel 1995 l’82% delle emissioni di GAS SERRA sono state di CO2.
Seguono il METANO 12%, l’NO2 4%; il rimanente 2% è dato dalla somma delle emissioni dei HCFC e PCF.
Per valutare il contributo all’EFFETTO SERRA dei differenti gas, bisogna prendere in considerazione tre parametri:
• La loro concentrazione in atmosfera;
• Il forcing radiattivo di ciascun gas, ovvero la diversa capacità di intrappolare l’energia che va dalla Terra verso lo spazio;
• Il tempo medio per il quale un certo gas rimane in atmosfera, ovvero la persistenza (ovviamente se un GAS SERRA rimane in atmosfera per poco tempo avrà un effetto minore di un GAS SERRA che rimane in atmosfera molto a lungo).
Per poter rendere possibile il confronto tra gas con differenti caratteristiche è stato sviluppato un metodo che permette di valutare i diversi gas evidenziando il loro POTENZIALE di riscaldamento globale (GWP), tenendo dunque conto del tempo di permanenza in atmosfera, della concentrazione
e del forcing radiattivo; il GWP è una misura dell’EFFETTO SERRA relativo di un gas utilizzando come gas di riferimento l’ANIDRIDE CARBONICA.
Il Segretariato delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) svolge un’importante funzione di raccolta e di omogeneizzazione dei dati relativi alle emissioni di GAS SERRA offrendo in questo modo una visione di insieme delle emissioni dei paesi industrializzati, oltreché paese per paese.
Secondo l’UNFCCC, nel 1998 la maggior fonte di emissione proviene dall’uso di fonti di energia FOSSILE (96,7%).
All’interno di questa categoria sono le industrie energetiche ad occupare la quota più importante (39,1%), segue poi il settore dei trasporti (26,7%).
L’ANIDRIDE CARBONICA è dunque il principale gas ad EFFETTO SERRA di origine antropogenica, ed il principale responsabile delle emissioni di GAS SERRA è il settore energetico.
Le emissioni di CO2 legate al settore energetico dipendono sia dal livello della domanda di energia, che dalle fonti utilizzate.
Infatti, non tutti i combustibili emettono la stessa quantità di CO2 (ad esempio a parità di energia termica prodotta, il GAS NATURALE emette quasi la metà del carbone).
Il grafico qui sotto mostra la crescita costante della concentrazione di CO2 in atmosfera: negli ultimi 40 anni, del 16%; con un incremento annuo dello 0,5%.
Ogni anno l’uomo immette in atmosfera 7 gigatonnellate di CARBONIO; confrontando questo dato con l’entità dei flussi che legano l’atmosfera e la biosfera (100 gigatonnellate di CARBONIO all’anno) si nota che pur essendo molto piccole rispetto alle emissioni totali, le emissioni antropiche
sono sufficienti a spostare l’equilibrio del ciclo e a provocare un aumento delle concentrazioni di CO2 in atmosfera.
Negli ultimi venti anni, gli scienziati hanno sviluppato modelli di calcolo che cercano di prevedere i cambiamenti climatici. I modelli utilizzati, chiamati GCM (General Circulation Models, modelli di circolazione generale), funzionano su calcolatori molto potenti che utilizzano tutte le conoscenze sul clima per ottenere tali previsioni.
Alcuni studi dell’IPCC prendono in considerazione diverse ipotesi di evoluzione per alcuni parametri fondamentali: crescita demografica, sviluppo economico, risorse disponibili (fonti primarie di energia) e tecnologia.
Le diverse ipotesi di evoluzione vengono dette “famiglie di scenari”.
Tratto da ENEA "Clima e Cambiamenti Climatici"