Il quadro sulle ricerche che abbiamo esposto è ancor più comprensibile se si considerano delle iniziative prese in ambito OCSE con una forte partecipazione internazionale.
Fra queste una ricerca sulla sicurezza degli impianti nucleari, che è stata iniziata, riguarda l'effetto di tante piccole modifiche (rispetto ai loro progetti originali) che vengono eseguite per migliorare le prestazioni e le rese del combustibile, riducendo sia pure di poco i rispettivi margini di sicurezza.
Il dubbio è che possano esistere sinergie che, combinate all'invecchiamento degli impianti nei programmi di prolungamento della loro vita operativa, possano portare a incidenti (Action Plan or Integrated Assessment of Safety Margins).
In particolare, per quanto riguarda il combustibile, oggetto di attenzione sono le ricerche sull'aumento della resa energetica analizzando le microstrutture che si formano sul bordo esterno delle "pellets" quando il loro "burn-up" diventa sempre più elevato.
Queste modifiche influenzano in maniera piuttosto diretta le sollecitazioni sulle guaine e quindi il loro grado di resistenza.
L'accresciuto interesse per combustibili ad alto "burn-up" ha fatto sì che la NEA dell’OCSE costituisse un gruppo di esperti per la preparazione di un rapporto sui potenziali vantaggi di cicli di combustibile con elevati "burn-up", da 60 a 100 GWd/t, coprendo sia gli aspetti scientifici che economici.
E'stato riscontrato un bisogno di migliorare l'accuratezza dei dati nucleari (sezioni d'urto, ecc.), specialmente per quanto riguarda gli attinidi maggiori (U e Pu) e minori (Cm, Am, Np), per poter calcolare con maggior precisione lo spettro neutronico, l'irraggiamento e altri parametri dei reattori, con conseguenti risvolti economici.
Questi dati (da misurare con maggiore accuratezza e più moderni apparati sperimentali) servono inoltre per modellare sistemi di reattori avanzati, come quelli bruciatori di attinidi, e per meglio calcolare la trasmutazione nucleare dei radionuclidi a lunga vita.
Ci si avvale, fra l'altro, dell'analisi di diverse configurazioni critiche ottenute con i reattori sperimentali KRITZ (Svezia) e VENUS (Belgio).
Sempre presso la NEA è stato costituito un Comitato di esperti per la gestione dei rifiuti radioattivi (RWMC, Radioactive Waste Management Committee) il quale, fra l'altro, segue due progetti: EBS ed AMIGO.
L'EBS (Engineered Barrier System) cerca come raggiungere l'integrazione necessaria per l'intera catena progetto-costruzione-verifica sperimentale ed infine il "performance assessment" delle barriere ingegneristiche da costruire per isolare per migliaia di anni i radionuclidi pericolosi.
AMIGO (Approaches and Methods for Integrating Geologic Information in the Safety Case) è volto verso la raccolta e integrazione di tutte le informazioni utili (geologiche, geofisiche, idrogeologiche, strutturali) per poter fare al meglio un "performance assessment" sulle barriere di confinamento naturale, oltre quella ingegneristica, su cui si deve fare affidamento per centinaia di migliaia di anni, anche in presenza di eventuali perturbazioni di origine esterna od interna.
Infine è da ricordare un programma di rilievo intrapreso dalla NEA sin dal 1985, denotato con la sigla CPD (Cooperative Programme for the exchange of scientific and technical information concerning nuclear installations Decommissioning projects).
42 progetti, che costituiscono il CPD, includono lo smantellamento di 29 reattori, 9 impianti di ritrattamento del combustibile, 3 impianti di fabbricazione del combustibile ed una installazione per il maneggio di radioisotopi.
Data la diversità degli impianti, l'intero programma è stato suddiviso in sette grandi aree: stima degli accumuli di radionuclidi ed inventarii di radioattività; tecniche di taglio; operazioni remotizzate; decontaminazione; fusione; interfacce fra smantellamento, gestione dei rifiuti radioattivi e radioprotezione.