La crisi degli ordinativi (almeno nel mondo occidentale: in Estremo Oriente si è continuato a costruire impianti senza soluzione di continuità) ha avuto pesanti riflessi su quelle aziende che erano state protagoniste della precedente fase di espansione dell’energia nucleare.
Come ovvio, infatti, si sono innescati processi di concentrazione, che hanno portato ad una riduzione del numero complessivo dei leaders tecnologici. Per di più, mentre il business nucleare degli anni ’70 era stato dominato dai fornitori di impianti, negli anni ’80 e ’90 hanno preso progressivamente il predominio i fornitori di combustibile ovvero di servizi per la gestione degli impianti.
Un caso esemplare è rappresentato da AREVA. La società che conosciamo oggi è il risultato di due macro-operazioni del tipo indicato. Dapprima la fusione di KWU in Framatome, con l’ingresso di Siemens nella nuova Framatome NP con il 33% del capitale: operazione storica, che ha creato il primo esempio di società “europea” dell’energia, portando al superamento dei “campioni nazionali” che erano nati all’ombra dei programmi nucleari nazionali sviluppati negli anni ’60 e ’70.
Poi, l’accorpamento di Framatome NP con COGEMA, la società che in Francia controllava l’intero ciclo del combustibile, con la creazione dell’attuale AREVA. Nasce così la prima società nucleare verticalmente integrata, capace di controllare tutte le fasi di realizzazione dell’energia nucleare, dal front end (estrazione dell’uranio, arricchimento, fabbricazione del combustibile) e dalla costruzione degli impianti, al back end (ritrattamento del combustibile, condizionamento delle scorie) e al decommissioning.
Oggi AREVA è leader nel settore, con posizioni di primissimo rango in tutti i segmenti di mercato. Sta realizzando un primo reattore EPR in Finlandia (Olkiluoto) ed un secondo in Francia (Flamanville), seguiti dalla VENDITA di due unità in Cina, nell’ambito di un mega-contratto comprensivo anche della cessione di tecnologia per la fabbricazione di combustibile PWR. EdF ha annunciato l’intenzione di ordinarne quattro per il Regno Unito, ed insieme con ENEL intende promuovere la realizzazione di almeno quattro unità nel nostro Paese.
Interessante anche la storia della Westinghouse, l’industria americana pioniera del nucleare con la sua tecnologia dei reattori ad acqua in pressione (PWR). A fine anni ’90, l’azienda veniva acquisita da British Nuclear Fuel Ltd, la società inglese che contendeva alla francese COGEMA il primato nel ciclo del combustibile e nel ritrattamento.
Ma BNFL non si fermò all’acquisto di Westinghouse: nel volgere di pochi anni acquisì infatti anche il ramo d’azienda dell’ABB, che a sua volta aveva, negli anni precedenti, conglomerato la svedese ASEA ATOM (dotata di una propria tecnologia per reattori ad acqua bollente BWR), la svizzera Brown Boveri e
l’americana Combustion Engineering, storico contendente proprio di Westinghouse nel mercato dei PWR, specialmente negli USA.
Nel 2004, poi, il Governo inglese, con un cambio netto di strategia, decise di mettere in VENDITA la nuova Westinghouse: l’asta fu particolarmente agguerita e si concluse con la cessione alla giapponese Toshiba, fino ad allora alleato della General Electric nello sviluppo della tecnologia BWR!
Oggi, Toshiba –Westinghouse costituisce un complesso industriale che, oltre a poter vantare il maggior numero di impianti realizzati, dispone di prodotti di punta sia nel campo dei reattori PWR (AP1000) sia nel campo dei bollenti (recentemente, Toshiba si è aggiudicato il primo ordine di ABWR negli Stati Uniti). Ha anche una forte presenza nel segmento della fabbricazione del combustibile, ma, a differenza di AREVA, non presidia il front end e il back end del ciclo.
Il prodotto di punta della Westinghouse, l’AP1000, appare come il vero competitore dell’EPR negli anni a venire: pur essendo arrivato sul mercato qualche anno più tardi, è stato infatti prescelto dalla Cina come tecnologia di riferimento per il futuro ed è oggi in costruzione in quattro unità sui siti di Sanmen ed Hayang.
Negli USA, i primi tre impianti ordinati sono dotati ciascuno di due unità AP1000. Anche sul mercato europeo è partita la competizione: l’AP1000 è in via di CERTIFICAZIONE nel Regno Unito e potrebbe essere di interesse anche in Altri Paesi, inclusa l’Italia, anche grazie alla sua taglia più flessibile.
Restando negli Stati Uniti, storia diversa è quella di General Electric, che con la sua tecnologia BWR aveva validamente contrastato l’affermarsi del PWR negli USA come nel mondo. GE, leader mondiale nel settore dell’energia, negli anni ’80 concentrò le sue energie sul turbogas (e poi anche sulle RINNOVABILI), senza abbandonare il nucleare, ma riducendo il suo impegno nello sviluppo del nucleare.
Parte integrante della sua strategia è stata la condivisione dello sviluppo della tecnologia ABWR con Hitachi e Toshiba: l’uscita di quest’ultima dall’alleanza ha portato ad un rinsaldarsi della cooperazione tra le prime due, che oggi si presentano congiuntamente sui mercati.
Un recente tentativo di General Electric di rilanciare il suo modello di reattore passivo ESBWR (il cui sviluppo, avviato contemporaneamente a quello dell’AP600, era stato poi sospeso, come già ricordato) sembra essere fallito, dopo che alcune delle intenzioni d’ordine annunciate negli Stati Uniti sono state ritirate e che la stessa GE ha deciso di rinunciare alla sua CERTIFICAZIONE nel Regno Unito.
General Electric può comunque contare tuttora su un vasto parco di centrali di propria costruzione e su una presenza significativa nel segmento della fabbricazione del combustibile.
Ma al fianco delle imprese che hanno fatto la storia del nucleare civile in Occidente,
si affacciano ormai, sul mercato globalizzato, nuovi players. Primo fra tutti, il nuovo gigante russo Rosatom, creato negli ultimi cinque anni raggruppando sotto un’unica responsabilità non solo tutte le principali attività progettuali e manifatturiere ancora presenti nel Paese, ma anche la gestione di tutte le centrali nucleari ivi esistenti!
Rosatom rappresenta quindi l’unico caso di integrazione totale della filiera. Essa può contare sul monopolio dell’ambizioso programma di nuove realizzazioni in Russia, ma ha anche ambizioni di incrementare l’export di tecnologia VVER (l’equivalente russo dei PWR occidentali) sia nell’Est Europa (Bulgaria, Slovacchia) sia in Cina e in India.
Altro attore emergente sembra essere KNPC, ovvero la compagnia elettrica sud-coreana, designata dal governo come leader del team di imprese nazionali che hanno contribuito alla realizzazione dell’ampio programma sud-coreano, basato su tecnologia PWR sviluppata in collaborazione con la vecchia Combustion Engineering che l’ha poi ceduta ai coreani, nonché su tecnologia CANDU ad acqua pesante, su licenza canadese.
E proprio i canadesi dell’Atomic Energy of Canada (AECL) sono l’altro leader tecnologico storico che meglio di altri ha saputo muoversi sul mercato, grazie a recenti realizzazioni sia in Cina che in Romania, e che sta cercando un rilancio, con la messa a punto di nuovi modelli di reattore, conformi in larga misura ai requisiti delle utilities nordamericane ed europee.
Infine, in questa rapida carrellata, è senz’altro doveroso menzionare anche Mitsubishi, in passato alleato Westinghouse nel mercato asiatico, ma che, dopo l’acquisizione di quest’ultima da parte Toshiba, ha deciso di cambiare le sue alleanze, avvicinandosi ad AREVA con la quale sta sviluppando un nuovo reattore PWR di taglia ridotta (1000 MWe).
Peraltro, Mitsubishi sta anche aumentando i suoi sforzi commerciali sul mercato nordamericano, dove vorrebbe trovare sbocchi per il suo reattore di tipo evolutivo e di grossa taglia (1700 MW), l’APWR, originariamente sviluppato con Westinghouse per il mercato giapponese.