Oltre il 99% dei circa 26.000 m3 che sono attualmente distribuiti in depositi temporanei in varie regioni italiane sono a medio-bassa radioattività, prodotti in oltre 50 anni, in conseguenza di:
A questi rifiuti sono da aggiungere quelli che deriveranno dallo smantellamento delle centrali nucleari dimesse e ciò porterà il totale a circa 100.000 m3, per fare cifra tonda.
Analisi recenti circa i rifiuti radioattivi dovuti alle attività umane distinguono innanzitutto tra materiali:
I rifiuti a bassa radioattività, condizionati come indicato all’inizio di questo articolo, possono essere smaltiti in tutta sicurezza in discariche superficiali o a poca profondità adeguatamente progettate e gestite, come dimostrano le esperienze spagnola, svedese, ecc. (Figura sottostante lo Schema del deposito di rifiuti radioattivi a media e bassa radioattività realizzato in Svezia, nel granito, alla profondità di 50 m sotto la superficie del suolo.).
Dopo qualche secolo saranno completamente decaduti e pertanto non più “rifiuti radioattivi”.
Solo i rifiuti ad alta attività richiedono un trattamento molto accurato, ma si tratta di quantità modeste, che per essere smaltite in sicurezza non pongono problemi insormontabili.
Infatti, una centrale da 1000 MW elettrici, che produce in un anno 7-8 miliardi di kWh di energia elettrica, dà luogo ad un quantitativo di scorie ad alta attività che può essere inglobato in circa 6 tonnellate di matrice vetrosa, racchiuse in recipienti di rame o di acciaio inossidabile del volume totale di pochi metri cubi. Nel considerare queste cifre si deve tenere conto che esse possono variare in ragione dei processi e del combustibile adottati, ma il loro ordine di grandezza non cambia.