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Le centrali nucleari. L'energia che scaturisce dal bombardamento dell'uranio con neutroni. Il processo di 'fissione/fusione nucleare'. Il problema della radioattività e delle scorie.

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Il trattamento e la deposizione finale delle scorie nucleari - Marino Mazzini -

Anche in questo caso i tecnici del settore nucleare operano con elevati standard di sicurezza e tutela ambientale.

I rifiuti, resi inerti e sicuri per essere maneggiati senza rischi eccessivi in tutte le fasi del processo, hanno ovviamente un livello di radioattività elevatissimo e restano più radioattivi dei minerali da cui si è partiti per migliaia o decine di migliaia di anni.

Peraltro, le tecniche di trasmutazione degli elementi transuranici attualmente allo studio ridurranno considerevolmente i tempi di dimezzamento degli elementi a lungo periodo, semplificando il problema.

È comunque possibile smaltire in sicurezza questi materiali in formazioni geologiche di sale, argilla o granito, come nel caso dei depositi che sono attualmente in fase di progettazione o realizzazione.

I contenitori di rame o acciaio inossidabile, sigillati per saldatura, contenenti le scorie vengono sepolti in cunicoli scavati all’interno del deposito, ad una profondità tra 300 e 1000 m, e sigillati con bentonite in modo da ripristinare la continuità strutturale dello strato (come da figura seguente).

Chi garantisce che tale sistemazione non darà alcuna interazione con gli ecosistemi in superficie per il lunghissimo periodo di tempo necessario al decadimento delle sostanze radioattive contenute? Le caratteristiche intrinseche dei materiali utilizzati e le analogie naturali. Infatti:

  • il vetro ed il rame, nelle condizioni chimico-fisiche in cui operano all’interno del deposito, non sono soggetti ad alcun effetto di corrosione (ad es. in condizioni simili il rame si ritrova allo stato nascente di metallo puro, dopo la sua formazione alcuni miliardi di anni fa);
  • uno spessore d’argilla di centinaia di metri isola completamente il suo contenuto dall’ECOSISTEMA, per le caratteristiche dell’argilla di impermeabilità all’acqua; inoltre la sua plasticità dà garanzie di tenuta anche in presenza di terremoti e sconvolgimenti geologici, che in nessun caso potrebbero fratturarla.

Sulla terra esistono situazioni analoghe a quella di un deposito sotterraneo di scorie che dimostrano l’improbabilità dell’eventuale risalita verso l’ECOSISTEMA dei prodotti radioattivi, in periodi di tempo dell’ordine delle ere geologiche.

In Canada, nella zona del Cigar Lake, esiste una formazione minerale con contenuto di uranio, e quindi di prodotti delle relative catene di decadimento (radio, polonio, ecc.), assolutamente eccezionale: fino al 60% in peso.

Il minerale uranifero si trova in profondità, separato dal materiale sabbioso sovrastante da uno spessore di argilla (Figura sefuente).

In superficie non c’è alcuna traccia anomala di radioattività o di elementi radioattivi derivanti dalle catene di decadimento dell’uranio, nonostante che uno di questi (il Radon) sia un gas nobile, completamente inerte dal punto di vista chimico, che si libera facilmente in atmosfera.

In un altro analogo naturale, ad Oklo in Gabon, c’è una formazione minerale simile a quella di Cigar Lake per concentrazione di uranio, ma senza lo strato di protezione di argilla; l’acqua può quindi penetrare liberamente nel terreno.

Due miliardi di anni fa, questo portò a condizioni tali che decine di depositi divennero critici e funzionarono naturalmente come reattori nucleari, in modo intermittente, per un milione di anni, originando tutta la gamma dei prodotti di fissione e di attivazione che si producono negli attuali reattori nucleari.

Queste sostanze pericolose sono rimaste in loco, con spostamenti limitati al massimo ad alcune decine di metri, in un terreno assolutamente normale, certamente non selezionato per poterli trattenere.

Come risultato, tra gli ecosistemi e le popolazioni che vivono nell’area e quelli in aree contigue, con clima, habitat e abitudini di vita simili, non è possibile evidenziare differenze apprezzabili.

L’eredità ed i posteri
Merita un’ultima considerazione il concetto di eredità lasciata ai posteri in termini di scorie radioattive, che è in stretta relazione con quello di sostenibilità.

Considerare i depositi di materiali radioattivi che ci si appresta a realizzare un fardello troppo pesante per le generazioni future implica che il progresso tecnologico debba improvvisamente fermarsi o indietreggiare e che i nostri posteri, vestiti di pelli ed armati di clave, risulteranno esposti ad un rischio per loro tremendo e incomprensibile.

Al contrario, considerando i risultati ottenuti dallo sviluppo tecnologico in pochi secoli di scienza sperimentale, è invece lecito supporre che le nostre odierne preoccupazioni faranno sorridere i nostri pronipoti, che avranno a disposizione conoscenze ben più profonde ed ampie delle nostre. Talora si suggerisce che i depositi potrebbero diventare per loro miniere di materiali utili.

Pertanto, anziché ostacolare lo sviluppo tecnologico con miti e leggende terrorizzanti, ben al di là di ovvi criteri di prudenza, sarebbe bene mettere tutto il nostro impegno nel rendere sempre più umano e solidale il contesto in cui esso avverrà, così da crescere contemporaneamente nella conoscenza e nella responsabilità.