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Le centrali nucleari. L'energia che scaturisce dal bombardamento dell'uranio con neutroni. Il processo di 'fissione/fusione nucleare'. Il problema della radioattività e delle scorie.

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Cinquanta anni di storia nucleare - Pierluigi Gradari -

L’Italia sembra proprio che abbia una storia auto-lesionista anche per l’energia atomica non solo per lelettronica, (vedi Adriano Olivetti al top negli anni '60 e  guarda come siamo messi ora!), e poi ancora aereonautica, cantieristica, chimica (il Nobel di Natta), etc.
Furono gli italiani ad “inventare” l’energia nucleare, ma furono cacciati dalla arroganza e miopia politica di allora: Enrico Fermi ed Emilio Segre, solo per citare i più autorevoli dei “ragazzi di Via Panisperna” dovettero scappare dal fascismo e svilupparono la pila atomica negli Stati Uniti. Ma la storia delle retromarce è appena all’inizio.

L’Italia negli anni '50 aprì il primo reattore d’Europa (a Ispra ,vicino a Varese) e lo abbandonò.
Era il 13 aprile 1959 e Giovanni Gronchi, Presidente della Repubblica, inaugurò il Chicago Pile 5, reattore gemello di quello realizzato da Fermi 20 anni prima negli USA e gestito dal Cnen (Comitato Nazionale per l’Energia Nucleare, oggi Enea), ma solo dopo pochi mesi il Governo italiano decise di cedere all’Euratom quel suo unico centro di ricerca atomica.
L’Italia nei primi anni ‘60 era leader d’Europa per produzione elettro-nucleare ma poi si fece superare dai francesi,inglesi e tedeschi.
L’Italia sperimentò quattro tecnologie nucleari diverse in quattro centrali ma nel novembre 1987 chiuse con un referendum l’esperienza atomica.

1963. La centrale dell’ENI. La centrale di Latina a Borgo Sabotino fu promossa nel '57 dall’Agip-Nucleare (Eni) al 75% e dall”Iri con la costituzione della società Simea.
Nel '58 fu stipulato un contratto di acquisto dalla britannica Nuclear Power Plant di un impianto da 210 megawatt identico a quello in costruzione in Inghilterra.
Era la centrale più grande in Europa. Entrò in servizio il 12 maggio 1963 mentre era in corso il processo di nazionalizzazione della neonata Enel. La centrale di Latina ha lavorato fino al novembre 1986, un anno prima del referendum, dopo aver prodotto 26 miliardi di chilowattora con un fattore di utilizzo del 76%.

1964. La centrale dell’IRI . La centrale elettronucleare del Garigliano (Caserta) è un reattore ad acqua bollente da 160 megawaat della General Electric; usa URANIO leggermente arricchito ed è moderata ad acqua leggera.
Fu costruita dalla Senn, Società Elettronucleare Nazionale del gruppo Iri, e ha cominciato a produrre energia nel giugno 1964. Costò 70 milioni di dollari.

1964 EDISON nucleare. La centrale di Trino Vercellese fu proposta nell’ottobre 1955 dalla società di progetto Selmi; aderirono anche altre società elettriche come la veneziana Sade, Selt Valdarno, Sges, Iri, Sme (Società Meridionale di elettricità), Sip (Società idroelettrica piemontese), Terni.
La tecnologia era un reattore ad acqua pressurizzata da 134 megawatt della Westinghouse. Il 22 ottobre 1964 la centrale era in rete e nel ‘66 passo all”Enel. Ebbe il miglior standard di rendimento tra le quattro centrali italiane.
Nel 1987 dopo l’ultima fermata per la ricarica del combustibile causa il referendum la centrale di Trino non fu più riavviata.
Nel 1966 l’Italia con i quattro impianti in funzione raggiunse una produzione di 3,9 miliardi di chilowattora. Era il terzo paese al mondo produttore di energia elettronucleare.

1981 CAORSO. Nel comune di Caorso (Piacenza), sull’argine del Po, l’Ansaldo ha costruito, con tecnologia General-Electric ,la centrale da 882 megawatt su ordine dell’Enel.
Era una centrale ad acqua bollente, con URANIO leggermente arricchito, moderata ad acqua leggera.
I lavori durarono dal gennaio ‘70 fino alla primavera del ‘78. Ha cominciato la produzione commerciale nel dicembre del ‘81 ed è stata chiusa nove anni dopo.

1970-1987 PRV (Programma Reattori Veloci) e impianto PEC (Prova Elementi Combustibile). E’ stata la “punta di diamante” per la tecnologia nucleare in Italia con collaborazioni internazionali con UKAEA (il CNEN inglese) e con il CEA (Comitato Energia Atomica francese). L’indotto a livello industriale portò a qualificare numerose industrie italiane nel settore tant’è che alcune di esse rimanendo sul mercato internazionale (vedi Ansaldo, Mangiarotti e altre) possono ora essere le capofila della rinascita nucleare in Italia.

1987 REFERENDUM. La notte tra il 24 e il 25 aprile dell’86 nella centrale sovietica di Cernobyl fu improvvisato un esperimento per simulare un avaria ai reattori Rbmk 1000.
L’avaria artificiale produsse una esplosione; ne seguì una emissione altissima di radioattività e una nube atomica sull’Europa.
L’anno dopo in Italia si svolsero due referendum, l’8 e il 9 novembre 1987, uno sulla responsabilità civile dei giudici e l’altro sul nucleare con tre quesiti:

1. La localizzazione delle centrali;
2. I contributi a comuni e regioni che ospitano impianti nucleari;
3. La partecipazione di Enel (allora statale) ai progetti all’estero.

Votò il 65,2% degli aventi diritto favorevoli alla abrogazione delle norme nucleari il 75% circa con risultati leggermente diversi per ciascuno dei tre quesiti.