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Forme di energia generate da fonti che per loro caratteristica intrinseca si rigenerano in tempi brevi come il sole, il vento, l’acqua, le biomasse, la geotermia e tutte le fonti assimilabili.

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Intervista a Francesco Starace

A livello mondiale, quali sono le aree più promettenti per un concreto sviluppo delle RINNOVABILI a breve e medio periodo?

Le fonti RINNOVABILI hanno vissuto negli ultimi anni una crescita senza precedenti grazie all’avanzamento tecnologico, alla crescente preoccupazione per il CAMBIAMENTO CLIMATICO ed alla necessità di  aumentare la sicurezza e la stabilità energetica, nonché al forte sostegno politico presente in tanti Paesi. A fare da traino sino a pochi anni fa è stata soprattutto l’Europa, ma ormai lo sviluppo si articola in maniera diffusa in tutti i continenti, nelle Americhe, in Asia, e perfino in Africa e Oceania e su tutte le tecnologie, a dimostrazione della disponibilità di risorse RINNOVABILI molto articolata e diffusa in tutto il mondo.
Nonostante lo spettro della crisi, le previsioni di crescita a livello mondiale rimangono enormi. Le stime più prudenti dell’Agenzia internazionale dell’energia prevedono l’installazione di nuovi impianti per  600.000 MW entro il 2020, mentre, in uno scenario più ottimistico, le stesse stime prevedono fino a 1.800.000 nuovi MW, con un raddoppio della capacità rinnovabile attualmente installata nel mondo che, alla fine del 2009, era di 1.230 GW.
A questo processo di crescita partecipa anche l’Italia dove alcune fonti in particolare, come il FOTOVOLTAICO (più di 700 MW di nuova capacità installata nel 2009) e l’eolico (Italia terzo paese in Europa nel 2009, per nuova potenza installata - 1.113 MW- e per potenza cumulata - 4.850 MW) hanno raggiunto sviluppi significativi. Gli operatori sembrano crederci, i progetti di investimento di grandi e piccole imprese si moltiplicano e crescono le speranze di costruire una vera e propria filiera industriale delle RINNOVABILI anche nel nostro paese.

Dopo la crisi dello scorso anno - grazie anche ai pacchetti di stimolo dell'economia messi in campo dai principali Paesi -
le fonti RINNOVABILI sembrano aver ripreso un percorso di crescita.
Teme un possibile contraccolpo dalla graduale uscita di scena di questi incentivi?

Sono fermamente convinto che l'unica via di reale sviluppo per il settore passi per la ricerca della competitività nei costi. Ne abbiamo fatto uno dei principi fondanti di Enel Green Power. La nostra produzione è già oggi indipendente da incentivi per circa il 70% distribuita com’è su oltre 600 impianti in 16 paesi e cinque tecnologie. Scegliamo ed investiamo sempre sui progetti più competitivi su base geografica e tecnologica e contiamo di quasi raddoppiare la nostra capacità installata entro il 2014, a fronte di oltre 5 miliardi di investimenti. Ritengo quindi che, a fronte del continuo miglioramento tecnologico e della conseguente diminuzione dei prezzi, sia inevitabile la progressiva riduzione degli incentivi, che dovranno servire ad accompagnare a maturità il settore. Non vedo quindi elementi negativi per lo sviluppo del settore, che anzi beneficerà di una certa “pulizia”  di progetti  poco o affatto validi dal punto di vista industriale.

Come valuta l'attuale quadro di incentivi allo sviluppo delle RINNOVABILI in Italia?
Esistono dei modelli adottati in altri Paesi che ritiene più efficaci?

 Gli incentivi alle RINNOVABILI hanno assunto nei diversi paesi molte forme distinte: premi sull’energia prodotta tipicamente in Europa, incentivi di tipo fiscale negli Stati Uniti o al settore industriale di riferimento come in alcuni paesi dell’Asia. Credo che tutte queste forme possano essere ritenute valide a patto che tali politiche siano stabili, con una visione e pianificazione di lungo periodo chiara e non vengano affette da distorsioni provenienti da altri fattori che influenzano lo sviluppo delle RINNOVABILI, come ad esempio l’efficacia dei processi autorizzativi. Ciò detto, ritengo che in questi anni in Italia la politica sugli incentivi sia stata ben fatta. Abbiamo “copiato” in maniera intelligente quello che è avvenuto in Giappone, Germania e Spagna, con i risultati che conosciamo.

Si parla spesso di grid parity.
Quali tecnologie e quali aree del Pianeta potrebbero per primi raggiungere questo traguardo?

 Già oggi idroelettrico, eolico e geotermia possono essere considerate fonti mature, con costi di produzione, certamente legati alla disponibilità della risorsa, ma comparabili al costo di produzione da fonti tradizionali. Il solare si articola su parecchi fronti di sviluppo tecnologico che stanno progressivamente arrivando alla maturità, beneficiando di un impiego sempre più esteso su scala industriale, con costi decrescenti -  come già avvenuto nell'elettronica di largo consumo - grazie alle economie di scala derivanti da una domanda in crescita e dalle attività di R&S. E proprio in quest’ultimo campo, Enel sta investendo al fine di arrivare nel breve-medio periodo a una situazione di sostenibilità e autonomia economica di tutte queste fonti: nei nostri laboratori di  Catania si stanno testando concentratori fotovoltaici di nuova generazione con tecnologia Sharp e studiando l’efficacia di materiali alternativi al silicio per aumentare il rendimento dei pannelli fotovoltaici e ridurne i costi.  Insomma, sta accadendo quello che è successo con il cellulare: negli anni Novanta se lo potevano permettere in pochi, oggi non è più così. 

Almeno a livello di mass media, quando si parla di RINNOVABILI eolico e FOTOVOLTAICO sembrano riscuotere l'assoluta maggioranza dei consensi.
Biomasse, mini-hydro e geotermico sono destinati solo a un ruolo marginale?

Assolutamente no. Per quanto ci riguarda puntiamo allo sviluppo di tutte queste fonti, laddove ci sia disponibilità di risorsa. In particolare, per le biomasse crediamo nello sviluppo della cosiddetta “filiera corta” che comporta ricadute positive in termini anche occupazionali per il territorio che ospita gli impianti, con evidenti benefici ambientali. Sul fronte della geotermia stiamo lavorando molto per sviluppare la bassa ENTALPIA, che consente di sfruttare il calore della Terra a temperature inferiori ai 150 gradi, portando contestualmente avanti un progetto per integrare queste risorse geotermiche a bassa temperatura con altre fonti RINNOVABILI, in particolare il solare. L’Italia ed Enel Green Power, vantando un’esperienza ormai più che centenaria nel settore della geotermia, svolgono un indiscusso ruolo guida a livello internazionale. In Toscana, gestiamo uno dei più grandi complessi geotermici del mondo, con trentadue impianti per oltre 700 MW e contiamo di mettere in esercizio altri 100 MW  circa entro i prossimi anni. Di tutto rispetto anche la crescita oltreoceano di questa fonte: negli Stati Uniti, nel 2009, la capacità totale degli impianti geotermici è aumentata di 176 MW. Una parte consistente di questo aumento è dovuta ai nostri due impianti nel Nevada, per un totale di 65 MW. Per la loro tecnologia innovativa, Still Water e Salt Wells si sono aggiudicate oltre 60 milioni di dollari di incentivi dal programma di stimulus di Obama. Contiamo di crescere ancora  anche qui con  progetti nello Utah e in California, mentre stiamo esplorando nuove risorse in Cile.