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Una situazione ambientale insostenibile - Giorgio Nebbia -

Il dibattito sull'edificazione di una "società sostenibile", cioé di qualità accettabile anche per le generazioni future, è stato al centro della conferenza delle Nazioni Unite su ambiente e sviluppo, tenutasi a Rio de Janeiro nel giugno 1992 proprio allo scopo di analizzare gli aspetti economici e politici dei rapporti fra la natura e l'ambiente, da una parte, e lo sviluppo e la crescita dall'altra.
La Conferenza di Rio è stata una riunione non degli scienziati, che altrove espongono i risultati delle loro ricerche, ma dei governanti della Terra e ha mostrato appieno le divergenze che esistono, a proposito dello sfruttamento della natura e delle sue risorse, fra gruppi di paesi.
Da una parte esistono i paesi industrializzati ricchi, in molti casi autosufficienti, di materie prime (Stati Uniti, Russia, Canada, Australia), dall'altra i paesi industrializzati con materie prime scarse, dipendenti dalle importazioni di tali materie (Europa, Giappone); poi vi sono i paesi in via di sviluppo ricchi di alcune delle materie prime strategiche (paesi arabi, Messico, Venezuela per il petrolio; Nord Africa per i fosfati; Egitto, India per il cotone; Argentina per la carne, eccetera), alcuni ricchi di mano d'opera a bassissimo costo, e vi è infine un "quarto mondo" di paesi sottosviluppati poveri di materie prime e spesso di tutto.
Nonostante la gravità della situazione ambientale i governanti della Terra non sono riusciti, a Rio de Janeiro, ad andare al di là di una serie generica di dichiarazioni sulla necessità di ridurre difendere la Terra dalle future modificazioni del clima, di difendere le foreste tropicali, di proteggere la diversità fra specie di vegetali ed animali.
I paesi del terzo e del quarto mondo non vogliono che i paesi industriali pongano vincoli allo sfruttamento delle loro risorse naturali, anche se tale sfruttamento è destinato ad avere riflessi negativi sul futuro del pianeta.
E le previsioni non sono ottimistiche: le periodiche Conferenze mondiali sull'energia esaminano alcuni possibili scenari della domanda mondiale di energia da oggi al 2025.
Rispetto ad una domanda attuale complessiva di energia (carbone, GAS NATURALE, petrolio, idroelettrica, nucleare) equivalente a circa 9 miliardi di tonnellate di petrolio (9 miliardi di tep), nel caso di un aumento estremamente contenuto (e ben poco credibile) dei consumi energetici, la domanda mondiale complessiva di energia nel 2025 potrebbe aggirarsi intorno a 11 miliardi di tep.
Ciò significa che nel prossimo quarto di secolo dalle RISERVE energetiche mondiali dovrebbero essere estratte materie prime - sotto forma di petrolio, carbone, GAS NATURALE - con un "contenuto" di energia di almeno 200 miliardi di tep.
Ebbene le RISERVE mondiali complessive di idrocarburi sono stimate fra 200 e 300 miliardi di tonnellate e sono destinate a impoverirsi drasticamente per i consumi prevedibili anche solo nei prossimi 25 anni.
E 25 anni sono l'estensione appena di una generazione; nel 2025 i novanta milioni di bambini nati nel 1999 avranno appena cominciato il loro cammino di madri e padri di famiglia, di lavoratori nei campi, nelle fabbriche o negli uffici.