Lasciando ai meteorologi il dibattito sui cambiamenti climatici, resta il fatto che il progresso e l’aumento di popolazione chiederanno sempre più energia, e che non sarà possibile soddisfare all’infinito questa domanda bruciando combustibili fossili che sono comunque destinati ad esaurirsi.
Ci sono alternative che vanno dal nucleare alle fonti naturali (sole, vento, acqua, biomasse, geotermia ecc.), ma che richiedono investimenti e tempi non brevi perché la loro incidenza divenga significativa.
Insieme a tali provvedimenti occorre iniziare da subito una seria, globale politica di “RISPARMIO ENERGETICO”, che poi in definitiva coincide fortemente con una politica di diminuzione di GAS SERRA.
Perché questa politica sia resa possibile per tutti, anche per i Paesi poveri, forse occorrerà rivedere il nostro modello di sviluppo.
Non si può considerare il PIL come unico indice di benessere, anche l’ambiente presenta i suoi conti, e non si può non trasferire risorse in modo deciso a favore dei Paesi più bisognosi.
Così, per le considerazioni sopra esposte, va accolta con favore, almeno a livello politico, la proposta della Commissione europea di ridurre entro il 2020 del 20% l’emissione di gas climalteranti rispetto al 1990, con un obiettivo del 50% (!) entro il 2050.
La proposta è interessante, ma è anche una grande sfida per le industrie dei Paesi ricchi (che dovranno investire grosse somme per ridurre le emissioni) e anche per i Paesi poveri che, se non aiutati, saranno nell’impossibilità di seguire tale ambizioso programma.Curioso, anche se utile per l’umanità, che coloro che non hanno ratificato il PROTOCOLLO DI KYOTO, chiedano ora compatti la stabilizzazione della concentrazione di GAS SERRA ad un livello di 450/550 parti per milione di CO2 equivalente (questa concentrazione garantirebbe in ogni caso che l’aumento di temperatura a fine secolo non superi i 2 °C).Per questo viene auspicata una serie di partenariati bilaterali e multilaterali, coinvolgendo Governi, Banca Mondiale, Agenzia Internazionale per l’Energia, Partenariato Asia-Pacifico (APP che comprende USA, Canada, India, Cina e Giappone).
Questi Paesi plaudono ai progressi conseguiti dal programma di scambio di emissioni della UE (EMISSION TRADING System) e individuano nel RISPARMIO ENERGETICO il modo economicamente più valido per ridurre le emissioni di GAS SERRA.
Infine essi si augurano, soprattutto dopo le aperture mostrate dagli USA nell’ultimo G-8, che nella riunione dell’UNFCCC che si terrà nel novembre 2007 a Bali, si possa già prendere atto dei programmi operativi dei vari Governi per il dopo Kyoto. Queste dichiarazioni lasciano veramente ben sperare in una collaborazione seria e collettiva tra tutti i Paesi e quindi sono di buon auspicio per il futuro del nostro pianeta.
Altri segnali positivi possono cogliersi nelle Comunicazioni della Commissione europea già citate (COM/2007/a def.), dove, oltre che aumentare per il 2020 del 20% l’impiego di fonti RINNOVABILI, si auspica un aumento dell’EFFICIENZA ENERGETICA del 20% sia per le attività civili che industriali, nonché l’impiego del 10% di BIOCARBURANTI nei trasporti; inoltre è delineato anche un piano di azione energetico in 10 punti, con un programma di misure volto a garantire il raggiungimento degli obiettivi proposti.
Si parla di competitività, di sostenibilità, di sicurezza delle forniture, di mix energetico, di microCOGENERAZIONE diffusa, e di “solidarietà tra i vari membri in caso di crisi energetica”.Nell’ottica del RISPARMIO ENERGETICO, si sottolinea ancora l’importanza della crescita delle tecnologie pulite a bassa emissione di carbone, le già citate BCAT (Best Clean Available Technology), e l’obiettivo che le FONTI ENERGETICHE RINNOVABILI rappresentino il 20% del mix entro il 2020. Anche l’IEA (International Energy Agency) nel suo World Outlook 2006, ribadisce l’importanza delle tecnologie avanzate per migliorare l’EFFICIENZA ENERGETICA, ma afferma anche che esse non potranno determinare più del 75% di riduzione dell’emissione di gas alteranti e quindi ribadisce la necessità di rivedere la politica nucleare. In definitiva l’IEA ritiene che per ridurre le emissioni di CO2 eq. del 40% occorrerebbe un mix così composto:- 75% miglioramento dell’EFFICIENZA ENERGETICA negli USI FINALI;- 12% incremento fonti RINNOVABILI;- 10% incremento fonti nucleari (questo incremento può sembrare inadeguato ma forse sconta i tempi necessari per la costruzione o il revamping degli impianti, anche se va registrato un nuovo, deciso interesse per il settore, con la costituzione di grossi gruppi internazionali di ricerca per la messa a punto di reattori a sicurezza intrinseca).D’altro canto ricordiamo, per fare qualche esempio, che una centrale a COMBUSTIBILE FOSSILE da 1.000 MW riduce in cenere ogni anno da 1 a 2 milioni di tonnellate di combustibile (carbone, olio combustibile o gas), scaricando in atmosfera (a seconda delle tecnologie adottate):- da 4 a 7 milioni di tonnellate di CO2;- da 600 a 2.000 t di CO;- da 4.500 a 120.000 t di SOX;- da 4.000 a 27.000 t di NOX;- da 1500 a 5.000 t di particolati;- da 0,02 a 0,06 mSv di radiazioni.Una centrale nucleare della stessa potenza produce in un anno circa 2 tonnellate di materiali ad alta attività derivanti dal ritrattamento del combustibile utilizzato.
Non è da sottovalutare come anche la Commissione europea, dopo anni di silenzio, accenni al nucleare “che costituisce una delle opzioni disponibili per ridurre le emissioni di CO2”.
A questo proposito una notazione: James Lovelock, l’inventore di Gaia, la terra autorigenerantesi, per anni uno dei massimi “idoli” di alcuni ambientalisti, ha recentemente dichiarato che “l’energia nucleare è l’unica energia verde”.
Infine la Commissione propone la istituzione di un “Ufficio dell’osservatorio di energia” che, si spera, avrà maggiori poteri di controllo e coordinamento, al fine di una politica energetica comune, di quanto non l’abbia l’attuale Consiglio dei Regolatori Europei (ERGEC), che è un organo di consultazione, senza alcun potere decisionale.
Va precisato che per il programma sopra descritto la Commissione ha previsto un costo aggiuntivo medio annuo tra il 2005 ed il 2020 di 10/18 miliardi di euro, che però sarebbero (il condizionale sembra d’obbligo) compensati da un minor acquisto di petrolio e dal mercato dei diritti di emissione di CO2.
La cifra, oltre a coprire gli incentivi per le energie alternative, è necessaria a coprire le differenze tra le cosiddette tecnologie pulite ad alto RISPARMIO ENERGETICO (BCAT) e le tecnologie industriali comuni e gli aiuti ai Paesi emergenti.
da G. Moncada Lo Giudice, F. Asdrubali, F. Rossi: "Energia e cambiamenti
climatici. La sfida del XXI secolo", La Termotecnica, ottobre-novembre 2007