Trova le risposte!
Si può razionalizzare l’uso dell’energia in modo semplice ed economico, senza peggiorare il nostro stile di vita? Notizie ed approfondimenti su economia e finanza energetica.

Altri articoli della stanza Tutela Ambientale

Creato da Federico Cinquepalmi « clicca sul nome per leggere il curriculum dell'autore

Analisi delle problematiche ambientali connesse alla filiera dell’energia in Italia: il caso del traffico marittimo degli Idrocarburi e i possibili strumenti di gestione del rischio - Federico Cinquepalmi -

“Sapienza”
Università di Roma

Dottorato di Ricerca in
ENERGETICA
20° ciclo

Titolo della ricerca:
Analisi delle problematiche ambientali connesse alla filiera dell’energia in Italia:
il caso del traffico marittimo degli Idrocarburi e i possibili strumenti di gestione del rischio

Arch. Federico CINQUEPALMI

Dottorando, 3° ed ultimo anno di Corso
______________________________

Docente Guida
Prof. Ing. Maurizio CUMO

Relazione Finale
A.A. 2007/2008

 

Premessa
La crisi d’identità del settore produttivo energetico italiano, iniziata negli anni settanta in concomitanza con le difficoltà dell’APPROVVIGIONAMENTO PETROLIFERO conseguente agli eventi bellici della Guerra dei sei Giorni1, e sicuramente anche connessa alla scelta fatta con referendum popolare dal Paese, di abbandonare totalmente il combustibile nucleare per gli impianti di produzione energetica nel nostro paese, ha creato in Italia, a partire dalla seconda metà del XX Secolo, una pericolosa dipendenza del settore energetico e industriale dalle decisioni e necessità dei paesi produttori di petrolio2.

Da questo semplice quadro si evince chiaramente come le legittime preoccupazioni in merito, sia ai rischi di INQUINAMENTO “cronico”, sia a quelli di un macro incidentalità, legati al trasporto di petrolio via mare su grande scala, siano pienamente giustificabili.

Il transito quindi degli idrocarburi in mare, elemento fondamentale della filiera di produzione energetica nel nostro paese, è da tempo uno dei temi di maggior interesse per la comunità scientifica nazionale, in relazione alla tutela degli ecosistemi marino/costieri e alla salvaguardia della biodiversità.

In particolare nel Mar Mediterraneo, data la sua peculiare conformazione di bacino chiuso, con un tempo di ricambio complessivo delle acque tra gli ottanta e i cento anni3, l’attenzione a tale problematica risulta particolarmente urgente, in considerazione del fatto che circa 400 milioni di tonnellate di idrocarburi sono stimati transitarvi annualmente esponendo la penisola italiana ad un elevatissimo rischio ambientale, connesso inevitabilmente alla pericolosità intrinseca al traffico petrolifero via mare nonché ai possibili eventi accidentali da sversamento di idrocarburi in mare che a tale trasporto sono connessi: i dati relativi agli incidenti di maggiore gravità (oltre le 5000 tonn) riportati nella tabella di seguito, danno un chiaro quadro dell’entità di tale rischio:

Per leggere tutto clicca qui


Note:
1 Nell’ottobre del 1973, il giorno dello Yom Kippur (da cui il nome Guerra del Kippur), gli eserciti egiziano e siriano attaccarono simultaneamente Israele dalla penisola del Sinai e dalle alture del Golan. Dopo i primi giorni di confusione nei quali l’esercito Israeliano si trovò in grave difficoltà la reazione da parte di quest’ultimo fu fortissima su entrambi i fronti, tanto da conquistare interamente il Sinai ed arrivare a minacciare Il Cairo. La guerra finì con la proclamazione di un cessate-il-fuoco tra le due parti. Lo schieramento compatto di tutti i paesi Arabi produttori di petrolio a favore di Siria ed Egitto e viceversa il sostegno dato dagli Stati Uniti e dai loro alleati ad Israele provocarono da parte dei Paesi dell’OPEC di un embargo delle esportazioni di petrolio verso tutto l’occidente industrializzato. Questo evento bellico ebbe come immediata conseguenza l’impennata dei prezzi del petrolio fino al triplo del suo costo antecedente alla guerra arabo-israeliana. L’Italia, gravemente colpita come tutti i paesi europei occidentali da tale embargo (il petrolio del mare del Nord non era ancora stato scoperto e sfruttato) varò allora un piano di emergenza energetica che divenne noto sotto il nome di austerità economica o “austerity” che prevedeva divieti di circolazione per gli autoveicoli privati la domenica, riduzione degli orari delle emissioni radiotelevisive e riduzione dell’ILLUMINAZIONE pubblica. Tale piano prevedeva inoltre un forte impulso alla politica di produzione energetica nucleare già notevole nel nostro Paese, anche a livello mondiale (cfr. nota 2).

2 Il primo reattore nucleare in Italia porta la data del 1959 e venne realizzato ad Ispra in provincia di Varese. In realtà inizialmente tale scelta di produzione energetica incontrò un considerevole favore sia da parte della grande industria che dei cittadini, favore generalizzato che permise di raggiungere la ragguardevole produzione di 3,9 chilowatt/ora già nel 1966 facendo del nostro paese il terzo produttore al mondo di energia atomica. Alla prima centrale ne seguiranno altre fino ad un numero complessivo di quattro di cui l’ultima realizzata fu quella di Caorso in provincia di Piacenza, nel 1980. l’incidente del 1979 della centrale di Three Miles Island (Pennsylvania - Stati Uniti) dette una scossa considerevole alla fiducia illimitata della popolazione nei confronti della scelta nucleare come risoluzione della carenza di risorse energetiche fossili da parte del nostro Paese, ma sarà nel 1986 l’esplosione del reattore della centrale di Cernobyl (località dell’ex-Unione Sovietica ora in Bielorussia), i cui effetti a livello globale non sono ancora stati compresi appieno nella loro complessità. Tale evento disastroso causò nel nostro paese l’arrestarsi dell’applicazione del gia definito piano energetico nazionale con la conseguente decisione di non procedere alla realizzazione delle già progettate nuove centrali nucleari.
Sull’onda di tale disastro nel 1987 tre referendum abrogativi di iniziativa popolare sancirono di fatto da parte del Governo la rinuncia alla prosecuzione del programma nucleare nel nostro Paese, la conseguente chiusura delle centrali esistenti e la sostanziale fine del programma nucleare italiano.

3 Il Mediterraneo è un mare dal ricambio difficile, infatti per scambiare tutta la sua acqua con quella dell’Atlantico, attraverso l’unico valido collegamento dello stretto di Gibilterra, (largo quindici Km.) ci vorrebbero cento anni (la validità del canale di Suez è per questo scopo insignificante). Ciò significa che il Mediterraneo ha una limitata capacità di autodepurazione e nell’adriatico per esempio l’apporto di acque atlantiche è scarsissimo (fonte CNR).