Talvolta si scrive su argomenti di particolare interesse senza conoscerne a fondo i presupposti di merito.
L’effetto potrebbe apparire comunque “prezioso” ma, nel caso specifico, gli articoli apparsi sui giornali in questi giorni alimentano solo “beffa od inganno”: scegliete voi il termine più appropriato, se non entrambi, come conseguenza l’uno dell’altra.
Si legge molto del problema delle quote di emissione e degli oneri a carico del nostro Paese. Alcuni di questi articoli fingono di ignorare quali possano essere le ragioni che stanno alla base del problema e nella loro “beffarda magnanimità” ci ricordano solo che, comunque, ora dobbiamo pagare, senza però spiegarci (e forse anche capire) il perché.
Un necessario ed innato “senso di giustizia”, ancor più giustificato dal fatto che tale “inganno” ha una valenza penalizzante almeno doppia (se non tripla), perché penalizza un Paese ed i suoi cittadini nell’illusione di un teorico vantaggio ambientale, (perché solo illusoriamente servirebbe a mitigare o nascondere le vere ragioni di merito) ci porta a reagire. Ci spieghiamo meglio dicendo: “in punto di giustizia” gli italiani sarebbero da premiare in virtù della loro “virtuosità ambientale” (ndr minori emissioni pro-capite rispetto a tutti i cugini europei) ma, dato che siamo stati “generosi ed ingenui” ad accettare nel 1998 un’allocazione largamente impropria e penalizzante per l’Italia, ora ci fanno pagare anche gli interessi.
Verrebbe però naturale pensare che, in una materia tanto globale come quella delle emissioni di CO2, vi possa essere un arbitro, un giudice imparziale che intervenga ad esaminare le carte, i numeri e che poi, democraticamente, ristabilisca la verità.
Invece, la realtà rischia di essere affossata e c’è chi, forse masochisticamente (?) si diletta a sostenere o nascondere il colpevole della beffa, il che, se non avesse dei risultati economici e quindi sociali di particolare incidenza, potremmo anche generosamente accettare come una volta si faceva con l’acquisizione di un’indulgenza per la vita che verrà!
Tornando quindi alla “ragione”, dopo il “profondo sonno” disturbato dagli incubi di una “cattiva coscienza” dovremmo, invece, ribellarci a tale masochistico impulso e pretendere che giustizia sia per tutti, anche per i generosi ed allegri italiani.
Infatti, da uno studio realizzato lo scorso anno dalla S.S.C. (Stazione Sperimentale per i Combustibili – Ente Pubblico Economico di Ricerca nel settore) e portato all’attenzione delle cariche istituzionali risulta, inconfutabilmente, che l’ITALIA fu ed è PENALIZZATA con l’attribuzione di circa 100 milioni di tonn/anno di quote di emissione di CO2 in meno di quelle che proporzionalmente ci sarebbero spettate per metterci allo stesso livello MEDIO dei nostri cugini europei ed in particolare di Germania, Gran Bretagna e Francia.
Tutto questo (la beffa, appunto) qualcuno ci ricorda (Comitato di Gestione del PROTOCOLLO DI KYOTO) che costerà al cittadino italiano almeno 550 milioni di euro nel 2009 e 840 milioni di euro/anno nel prossimo triennio (2010-2012) quando invece dovrebbe diventare un lauto introito (compensativo della “virtuosità” industriale italiana) di valore addirittura doppio rispetto alle cifre citate. La somma algebrica dà 9.210 milioni di euro, derivata da un POTENZIALE credito di 6.140 milioni di euro contro, invece, un probabile esborso di 3.070 milioni di euro!
Voi pensate che con tale cifra si potrebbe pagare una squadra di capaci avvocati e giuristi che impugnino il “misfatto” alla Corte di Giustizia Europea dell’Aja? Chi scrive pensa proprio di sì.
Come “prova del 9” di quanto diciamo sopra, domandatevi voi stessi perché l’Italia dovrebbe essere costretta a pagare questo “tesoro” (3.070 milioni di euro), semplicemente esaminando il “Mix delle Fonti energetiche” dei 5 maggiori Paesi UE per produrre l’elettricità che consumano a casa loro: (dati IEA 2007 e Terna/WEC)
Paese |
Carbone |
Nucleare |
Gas |
Olio combustib. |
Idroelettrico |
Geotermico |
Eolico/ solare |
Altro |
Germania |
47% |
26% |
12% |
2% |
4% |
--- |
5,1% |
3,9 |
U.K. |
38% |
19% |
36% |
2% |
2% |
--- |
1,1% |
2,5% |
Francia |
5% |
78% |
4% |
1% |
11% |
--- |
0,5% |
0,5% |
Spagna |
22% |
20% |
30% |
8% |
10% |
--- |
7,6% |
2,4% |
UE 27 |
32% |
30% |
21% |
4% |
9% |
0,1% |
3% |
0,9% |
ITALIA |
14% |
--- |
50% |
15% |
14% |
1,8% |
1,3% |
3,9% |